7.5
- Band: AMULET
- Durata: 00:41:10
- Disponibile dal: 22/09/2014
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
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Con l’attenzione agli umori del mercato che l’ha sempre contraddistinta, la Century Media ha iniziato per tempo ad allargare il suo roster ad ensemble di puro heavy metal, categoria non esattamente nelle corde della label tedesca, con poche eccezioni. Hanno agito così molte delle case discografiche “storiche”, dalla Earache alla Nuclear Blast, dalla Metal Blade alla Napalm, nella speranza di acciuffare al momento giusto gruppi che facciano il botto e si guadagnino in pochi mesi cifre di vendita importanti. Questi Amulet hanno effettivamente tutte le carte in regola per accattivarsi sia le simpatie degli sbarbati che si sono avvicinati da poco al metal, sia quelle dei metalhead navigati che, vedendo gli eroi di gioventù invecchiare senza trovare adeguato rimpiazzo, sono alla spasmodica ricerca di nuove leve di valore. Fossimo dei paranoici complottisti afflitti da dietrologia perenne, parleremmo di operazione messa a punto a tavolino, perché “The First” assume in qualsiasi dettaglio le sembianze di un disco della NWOBHM, premurandosi soltanto di aggiornare la qualità di registrazione agli standard moderni. Artwork, tematiche, scelte di produzione, voce, costruzione dei pezzi: si guarda a un determinato momento storico cercando di riprodurne al millimetro le singole caratteristiche, creando un collegamento immediato col meglio del metallo inglese del periodo ’80-’81, e non inserendo nessun altro indizio che possa ingenerare il più piccolo dubbio su chi siano i padrini occulti del lavoro. In casi come questi, bastano pochi accorgimenti per solleticare i palati nostalgici: un basso svettante e spiccatamente harrisiano, posto in primissimo piano, funge da linea guida per ogni traccia, suonando la carica e crescendo baldanzoso col supporto di power-chord inesorabili nella loro semplicità. I testi intrisi di malefici, stregonerie, presenze incombenti sono adeguatamente suffragati da riff sulfurei come possono esserlo quelli degli Angel Witch, o degli Iron Maiden dei primi due album. Lo sviluppo tambureggiante ci porta invece a un paragone con l’irresistibile incalzare dei Diamond Head di “Lightning To The Nations”, e il paragone ci sembra reggere anche per quanto riguarda la voce squisitamente pulita e piuttosto leggera, come si usava all’epoca, di Jamie Elton. Niente urla spacca gola, né falsetti o tonalità strane, solo la narrazione accorata dei tipici cliché da romanzo gotico inglese, con il trasporto che occorre per rendere vivide nella mente le vicende esposte. Manca un po’ di fantasia per uscire compiutamente dal coro e camminare sicuri sulle proprie gambe, ma singolarmente le canzoni funzionano, c’è poco da obiettare. La tracklist non presenta buchi, aiutata dalla brevità e snellezza delle singole tracce, tra le quali ve ne sono alcune che meritano più delle altre una breve descrizione, e che potrebbero dirvi in una manciata di minuti se “The First” è effettivamente il disco che fa per voi. Ne scegliamo tre. La prima è “Glint Of The Knife”, aperta da un richiamo all’esordio maideniano nel riff portante e poi condotta su un mid-tempo vagamente maligno, attraversato da parte a parte dall’ugola di Elton, qui particolarmente tagliente e spiritata. Poi avremmo da proporvi “Mark Of Evil”, che si dibatte fra invocazioni ai morti viventi nel mezzo, e in apertura e conclusione va via pulsante facendo il verso a “Charlotte The Harlot”, lasciando dietro di sé arcani misteri che sarebbe meglio non svelare del tutto. Arriviamo quindi all’ultimo numero in programma, “Nightmare”, la più angelwitchiana e articolata da un lato, e dall’altro quella che si permette i richiami classic rock più evidenti, omaggiando nelle soliste i Thin Lizzy. Adesso vedremo se l’Amuleto brillerà una sola stagione o abbaglierà anche negli anni a venire.