7.0
- Band: AN-XUL
- Durata: 00:41:41
- Disponibile dal: 29/11/2024
- Etichetta:
- Chaos Records
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Non ci sono demo introduttive o EP di presentazione per gli An-Xul: il loro omonimo disco d’esordio è a tutti gli effetti il primo lavoro concreto realizzato dalla band bergamasca, che irrompe sulla scena metal italiana con una certa irruenza. Del resto, non sono certo nuovi i nomi che compongono la line-up del terzetto, che va a conformarsi intorno all’esperienza passata in band come Xpus, Dark Redeemer e addirittura Mortuary Drape, nomi più o meno conosciuti in cui i Nostri hanno affinato le loro capacità strumentali e compositive a dovere.
Ecco quindi che il loro primo album insieme non suona in effetti come una prima, immatura, prova di giovani inesperti, quanto piuttosto invischiato in una formula musicale ibrida, tenebrosa, già matura nella sua costituzione e assodata dalle esperienze pregresse e comuni dei suoi creatori.
Gli An-Xul infatti pescano a piene mani dalle atmosfere occulte e proibite del black metal mediterraneo degli anni ’90, arricchendo la portata con violenti innesti death metal riscontrabili soprattutto nella voce profonda del bassista L. Plaguer e nelle copiose scariche di blast-beat disseminate lungo tutte le canzoni, creando una fusione non originale nelle intenzioni, forse, ma piuttosto particolare nella sua esecuzione.
“Descent Through A Ghostly Maelstrom” ci dà tutto il tempo per ambientarsi nelle opprimenti ambientazioni elaborate dalla band, che gioca al massacro anche in “The Creeping Plague” mantenendo le stesse caratteristiche della canzone precedente: a saltare subito all’orecchio, sono le melodie tese, tortuose e per niente scontate messe in campo dalla chitarra, sempre in bilico tra violenza ed atmosfera, tra dissonanza e melodia secondo giochi di chiaroscuri dalla fattura pregevole. Questo sentimento opposto e dualistico emerge ancora meglio con “Abandon God” prima e con “Behead The Millennium Creature” poi, che, grazie a dei tempi meno sostenuti, permette a A. Nacht di espandere al massimo la sua contorta vena chitarristica, mentre “Where The Moonlight Dies”, “Raise My Throne Above The Stars” e “Eternal Flame” tornano a mettere l’accento sul versante più violento della loro proposta, senza mai esagerare.
Se stilisticamente, quindi, gli An-Xul sembrano aver trovato da subito una quadra proficua al loro operato, stride talvolta il senso di ripetizione e similarità che emerge dalla scaletta, un agglomerato molto (troppo?) omogeneo dove si sarebbe potuto scorciare qua e là qualche passaggio ed inserire qualche elemento più identificativo tra le varie composizioni.
“An-Xul” resta ad ogni modo un conturbante esempio di metal occulto eccentrico e non scontato, capace di servirsi di vari generi musicali al fine di trasmettere delle sensazioni catacombali di sicuro effetto.