ANAAL NATHRAKH – Desideratum

Pubblicato il 04/11/2014 da
voto
8.0
  • Band: ANAAL NATHRAKH
  • Durata: 00:40:59
  • Disponibile dal: 23/10/2014
  • Etichetta:
  • Metal Blade Records
  • Distributore: Audioglobe

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Ormai questo duo britannico non ha più nemmeno bisogno delle consuete presentazioni d’apertura, le loro uscite discografiche si susseguono rapidamente una dopo l’altra – il quarto disco in cinque anni è un ritmo quasi forsennato – e la loro scalata verso le vette del metal estremo pare essere ormai inarrestabile. “Desideratum” è l’ottavo full length degli Anaal Nathrakh (accasatisi nel frattempo sotto la Metal Blade) e se di tutti questi album dovessimo indicarne il peggiore, ci troveremmo in seria difficoltà, poiché ogni capitolo della loro discografia ha sempre avuto una sua connotazione ben precisa, un suo motivo di esistere e, volta dopo volta il livello compositivo è sempre più ispirato, personale, coeso, distintivo e coerente. È chiaro che rispetto ai primissimi lavori di cose ne sono cambiate parecchie, specie in termini di accessibilità nella proposta musicale, divenuta certamente sempre maggiore, tuttavia quello che i Nostri non hanno mai perso è la loro indole psicotica, oltre alla loro credibilità; ad oggi il mastermind Mick Kenney (aka Irrumator) e il vocalist Dave Hunt (aka V.I.T.R.I.O.L.) sono una band in grado di suonare metal estremo nella quale riescono a coesistere elementi black, death, grind, gothic e industrial in maniera accessibile anche a ben più di una manciata di irriducibili capelloni. Pure”Desideratum” inizia da dove “Vanitas” era terminato, ma ci sentiamo questa volta di dire che i Nostri hanno dato un taglio leggermente più addomesticato e comprensibile al tutto, senza che questo andasse ad inficiare la credibilità del loro ormai affidabilissimo nome. Data praticamente per scontata la loro personalità (ma di quante band possiamo dire la stessa cosa del panorama attuale?) diremo che questo potrebbe essere per gli Anaal Nathrakh il capitolo da cui partire per “scoprire” questo gruppo, specialmente qualora non si sia amanti delle sonorità estreme più intricate e complesse. Un grosso aiuto lo fornisce una produzione vagamente (concedeteci il termine) paracula, ma comunque molto azzeccata: pulita e comprensibile, pur mantenendo un’impronta molto personale, con queste chitarre iper-compresse e un drumkit triggerato e portato decisamente più in evidenza. Ma ogni gran disco non sarebbe tale se le canzoni che lo compongono non fossero memorabili, e anche in questo Mick Kenney non ha sbagliato un colpo, componendo un lotto di canzoni immediate e in continuo contrasto tra le loro parti più ulceranti e le tastiere dalle tinte gotiche. Uno schema ben preciso composto da strofa, ritornello, assolo etc. regala ai singoli estratti una forma-canzone che appunto strizza l’occhio anche all’ascoltatore più occasionale di queste sonorità, dando dei veri e propri punti di riferimento, nonché melodie da fischiettare quando si è sovrappensiero. Troviamo poi vari riff molto cadenzati, storti che, se non stessimo parlando di questa band oseremmo persino dire che strizzano l’occhio ad un genere in voga tra i giovani come il djent, ma non lo faremo per non far storcere il naso ai più duri e puri. E poi non si può bypassare la solita prova maiuscola di Dave Hunt che dietro al microfono compie i soliti sfracelli: come si può ignorare la sua capacità di passare da incredibili urla lancinanti, atte a trasmettere all’ascoltatore sensazioni di disagio, follia, perdita totale di controllo, a chorus evocativi, teatrali, quasi lirici? Non è escluso che questo disco degli Anaal Nathrakh scontenti definitivamente una certa fascia di ascoltatori più affezionati ai primissimi lavori del gruppi, ma d’altra parte i Nostri da qualche disco a questa parte hanno intrapreso un percorso che li sta portando sempre più in alto nel panorama metal estremo e non solo. La direzione è sicuramente quella giusta, dunque poco importa se non si rimane più totalmente sorpresi e basiti dalle loro ripartenze in blast beat o dagli stacchi elettronici, se nel loro operato c’è comunque anche una buona dose di mestiere e di “pilota automatico”, fino a quando il livello compositivo rimarrà così alto, non si potrà far altro che goderne e farsi spaccare definitivamente i timpani.

TRACKLIST

  1. Acheronta Movebimus
  2. Unleash
  3. Monstrum In Animo
  4. The One Thing Needful
  5. A Firm Foundation Of Unyielding Despair
  6. Desideratum
  7. Idol
  8. Sub Specie Aeterni (Of Maggots, And Humanity)
  9. The Joystream
  10. Rage And Red
  11. Ita Mori
4 commenti
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