7.0
- Band: ANAAL NATHRAKH
- Durata: 00:41:29
- Disponibile dal: 01/11/2004
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Strano album, questo degli Anaal Nathrakh. A pensarci bene questi inglesi sono sempre stati strani, anzi, malati. Il loro primo demo si apriva con la famosa formula magica pronunciata dal mago Merlino: ‘Anaal nathrakh…’, ma qualcosa in quell’incantesimo non deve essere andato per il verso giusto. La band si è fatta una buona fama nell’underground black metal più estremo, grazie ad uno sound molto simile a quello dei nostrani Aborym, al quale questi inglesi aggiungono una dose di pazzia e un cantato schizzato non da poco. Dopo il devastante “The Codex Necro”, eccoli ritornare con “Domine Non Es Dignus”, un album che seppur non altera le cellule impazzite della band, trasforma tuttavia alcuni dei suoi punti cardine nel songwriting. La novità è rappresentata dalla pesante irruzione degli elementi death metal in un gruppo che prima in pratica non ne possedeva e che al limite inclinava di tanto in tanto verso un black/thrash molto nevrotico. Ora il riffing prevalentemente death e una produzione valida e limpida cambia, e non di poco, l’atmosfera malata respirata in passato ascoltando i lavori di questi matti albionici. Ad ogni modo si sente che sono sempre gli Anaal Nathrakh a suonare, perchè il cantato è sempre e comunque schizofrenico, la musica è tiratissima e presenta momenti industrial gettati a tutta velocità sopra alle sparate black metal. A parte un paio di episodi davvero poco significativi, il cd in generale è valido, soprattutto nella parte finale, ma anche con le prime tre canzoni che hanno tutte una particolarità interessante e da scoprire. Il meglio però, come si diceva, si trova nelle ultime tre canzoni dell’album, perché qui “Swallow The World” riporta in auge lo stile tutto particolare che ha reso celebri gli Anaal Nathrakh quel tanto che basta: un concentrato di odio, pazzia, di tonnellate metal che viaggiano a velocità incredibili e di suoni industrial raggelanti. Di sicuro questo è il miglior capitolo dell’intera release. Molto interessante anche il gioco alternato di riff in “This Cannot Be The End”, che in più può contare su un valido ritornello e un finale fuori dagli schemi. La fine dell’ascolto lascia il fruitore semi estasiato, ma c’è il rischio di dimenticarsi troppo in fretta alcuni pericolosi passi a vuoto compiuti nella parte centrale della release dalla band. Per questo si può parlare di un buon album che guarda al futuro, ma non c’è la tanto esplosione definitiva che forse tutti gli appassionati di questo genere estremo aspettavano. Ad ogni modo, si tratta di un album da consigliare a chi ascolta il metal estremo nichilista.