7.0
- Band: ANAAL NATHRAKH
- Durata: 00:34:31
- Disponibile dal: 29/06/2009
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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Per dare alle stampe il nuovo “In The Constellation Of The Black Widow” gli Anaal Nathrakh si sono appoggiati alla connazionale Candlelight Records, ennesima label della loro ormai decennale carriera. Chissà per quanto tempo il duo deciderà di rimanervi… intanto, l’etichetta farà bene a battere il ferro finchè è caldo, dato che gli Anaal Nathrakh sono ormai un nome di sicuro richiamo e, ora che hanno iniziato a esibirsi live con una certa regolarità, sempre più commerciabile. E pazienza se questo nuovo disco non riesce a toccare i notevoli livelli dei precedenti… sempre di musica di qualità si sta parlando, quindi che i fan della band drizzino subito le orecchie. Con “In The Constellation…” gli Anaal Nathrakh rispolverano lo stile di “Domine Non Es Dignus” ed “Eschaton”, accantonando almeno un po’ le marcate influenze death e grind presenti su “Hell Is Empty…”. Un album perciò maggiormente black metal rispetto al suo diretto predecessore, tutto sommato più prevedibile, ma comunque alfiere di tutti i graditissimi trademark del sound dei nostri, a partire dalle ritmiche velocissime e dallo screaming inumano per arrivare ai solenni interventi di voce pulita misti alle consuete atmosfere alienanti. Con l’opener/title track, il gruppo sembra quasi omaggiare la stessa Candlelight, storica label degli Emperor, sfoderando subito un ritornello in clean vocals da fare invidia a Ihsahn. Ma subito dopo i nostri hanno in serbo la solita carneficina… e quindi via libera a blast-beat alla velocità della luce e al solito riffing urticante. La seconda parte del disco presenta anche break più heavy e massicci, ma questa volta si tratta di piccole parentesi in un calderone di puro caos. Ottima comunque la conclusiva “Blood Eagles Carved On The Backs Of Innocents”, che riesce a inserire sul tessuto sonoro anche delle belle linee melodiche. C’è dunque da sottolineare una cosa: su “In The Constellation…” abbiamo da un lato un paio di tracce non indispensabili e poco di sorprendente a livello stilistico, dall’altro una manciata di brani di indubbio valore, ispirati e curatissimi a livello formale, che faranno sicuramente presa su chi sinora ha seguito con attenzione le gesta della band inglese. Se rientrate fra questi ultimi, allora già saprete cosa fare. Per gli altri, è magari prima consigliabile una panoramica su tutto il resto del catalogo.