7.5
- Band: ANAAL NATHRAKH
- Durata: 00:42:07
- Disponibile dal: 28/10/16
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Ci sono gruppi, nella scena metal in generale, e più in particolare in quella estrema, che nonostante facciano uscire nuove release abbastanza di frequente, sono ormai divenuti una sorta di certezza, una garanzia di qualità, potremmo dire. Abbiamo assistito nel corso di questo 2016 a vere e proprie prove di forza da parte di band ormai storiche in ambito estremo (pensiamo ad esempio agli Aborted), e una delle uscite discografiche più attese dagli ormai numerosi fan di un certo tipo di fare metal, mischiando black, industrial, death e grindcore più varie ed eventuali, era sicuramente quella del duo inglese Anaal Nathrakh. Ora, quale sia il segreto che permette loro di scrivere praticamente ogni due anni un album di una qualità sempre così alta, non ci è proprio dato saperlo, ma così stanno le cose e a noi non rimane altro che prenderne atto. Anche se da un po’ di full-length a questa parte i cambiamenti nel loro sound non sono altro che minimi particolari, i brani che vengono proposti riescono sempre nell’intento di investire e travolgere l’ascoltatore in una terribile e allucinata tempesta di suoni, talvolta sintetici e altre volte più umani, ma sempre pieni di una furia distruttiva, una follia bieca, così talmente fuori controllo da essere assolutamente personale e riconoscibile sin dai primissimi attimi di ascolto. “The Whole Of The Law” è il nono album in studio della band, e francamene non ci sentiremmo mai e poi mai di consigliarvi di lasciarvelo sfuggire. In esso sono, come sempre, racchiusi tutti gli elementi che hanno reso grande questa band, dalle ferocissime ripartenze, agli ormai immancabili chorus teatrali e sinfonici, passando per le urticanti urla di V.I.T.R.I.O.L.. Pezzi come “Hold Your Children Close and Pray for Oblivion” o “Depravity Favours the Bold” sono già delle sorte di classici, nuovi proiettili letali da aggiungere all’ormai ricco caricatore di pezzi killer da sparare durante i loro live incendiari. Non mancano i pezzi più efferati, come “…So We Can Die Happy” e “And You Will Beg for Our Secrets” dove il riffing è davvero molto serrato e soltanto verso la fine del brano l’ascoltatore riesce a prendere fiato dopo un assalto di urla, riff marziali e blast beat mitragliati. Troviamo poi episodi dove i Nostri si divertono maggiormente a “giocare” con le tastiere e con partiture più sinfoniche, prendendo un po’ spunto da quanto fatto, ad esempio, dai Cradle Of Filth (era “Midian”) o dai Dimmu Borgir (era “Puritanical Euphoric Misanthropia”) nei loro periodi cioè più moderni e sperimentali: parliamo di “In Flagrante Delicto” e “We Will Fucking Kill You”. “Extravaganza”, invece, merita una menzione speciale in quanto è certamente l’episodio più sperimentale del platter, con queste parti vocali sgraziate, acide e stridule, con un sentore sinistro e certamente maligno che ci ha fatto venire in mente sia la teatralità dei Dødheimsgard che la follia malsana di certi Fantômas. E’ evidente infine che un minimo di pilota automatico e di mestiere nel comporre le tracce è quasi d’obbligo, e “On Being A Slave” è forse l’esempio più lampante, uno dei brani più autocitazionisti del lotto, dove se conoscete bene tutta la discografia del gruppo potrete trovare elementi molto simili in varie altre canzoni da loro proposte. Concludendo, diremo che l’acquisto è consigliato vivamente anche nella versione limitata in quanto le due cover finali “Man At C&A” dei The Specials, e soprattutto “Powerslave” degli Iron Maiden, valgono davvero la pena di essere ascoltate (in particolare la cover dei Maiden suona particolarmente bene). Altro giro, altro bersaglio centrato in pieno per il duo inglese: liberate pure uno spazio nella vostra classifica di fine anno.