8.0
- Band: ANATHEMA
- Durata: 00:58:06
- Disponibile dal: 31/05/2010
- Etichetta:
- Kscope Music
- Distributore: Audioglobe
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L’inizio e la fine del viaggio. Non UN viaggio, ma IL viaggio: la vita con tutte le domande, i dubbi e le emozioni che comporta e allo stesso tempo regala. Basta guardare la copertina di “We’Re Here Because We’Re Here” per acclimatarsi all’ambiente musicato dal nuovo e tanto atteso parto dei fratelli Cavanagh (Daniel chitarra e voce, Vincent voce e chitarra, Jamie basso). Inutile descrivere i singoli pezzi, addirittura fuorviante, in quanto parti necessarie e concretamente espressive di un flusso unico di coscienza, lasciata esondare nella tenue luce del primo mattino, già calda ma ancora incerta, come le chitarre così meravigliosamente soffuse e descrittive. La ricerca, il sogno, l’inquietudine terrena, trovano tutte un’apparente risposta nel continuum di cori e tastiere, ora sontuose ora minimali; musica rivolta a chi viene dopo, come una sorta di oracolo, che una volta fermata nel tempo è capace di generare e instillare in egual misura interrogativi e dogmi aleatorii. Ottima la scelta di suoni, per canzoni nate al pianoforte e in parte alla chitarra (“Get Off, Get Out”, molto Porcupine Tree), ben plasmate dal pennino della band e dalla mano attenta di Steven Wilson al missaggio, e che sfruttano come non mai tutte le potenzialità del crescendo. Ad ogni ascolto una nuova visione, un nuovo particolare che fa riconsiderare l’intero frangente sonoro, un caleidoscopio di spunti che abbisogna però della vostra massima attenzione, anche per superare la iniziale prolissità della (poi meravigliosa) “A Simple Mistake”, di “Universal” e di “Hindsight”. Compagna di viaggio perfettamente integrata anche Lee Douglas, voce femminile che abbiamo imparato a conosccere con “A Natural Disaster”. Pur tra mille paragoni possibili, a volte autocitandosi, e non inventando nulla di nuovo, gli Anathema tracciano un solco profondo sulla via della loro evoluzione, con coerenza ma distanziando e distanziandosi da ogni possibile imitatore o modello; senza perdere le peculiarità che ce li hanno fatti amare, ma facendo respirare ogni nota composta al ritmo dell’universo. Meravigliosamente drammatico.