7.5
- Band: ANATOMIA
- Durata: 00:41:43
- Disponibile dal: 21/05/2021
- Etichetta:
- Me Saco Un Ojo Records
Spotify:
Apple Music:
In un primo momento, ascoltando gli Anatomia, una delle domande che viene da farsi è: “quanto sono deviati questi giapponesi?”. Ma questo solo inizialmente. Poi, una volta immersi nelle trame del disco e presa ancora una volta familiarità con la tipica poliedricità del gruppo, le domande non servono più, perché diventano quella ragione che non appartiene al loro mondo e al loro manifesto concettuale.
Certo è che resta comunque piuttosto complicato gestire e assimilare tracce come “Mortem”, lato B di questo nuovo album: venti minuti nei quali le paranoie della band di Tokyo crescono lungo le direttrici di sonorità minimali che hanno più a che fare con soundscape e formule drone che con codici death-doom o anche funeral doom. Qui non si tratta di contemplare un paesaggio dai tratti nitidi, ma di provare a percepire l’inquietudine e il fascino di tale tormento dietro le superfici irregolari delle trame e dei sibili imbastiti da Takashi Tanaka e Jun Tonosaki. Il ricorso a questo rumorismo e a suoni così astratti consente agli Anatomia di alzare ulteriormente il livello di morbosità della loro proposta, dopo che il precedente “Cranial Obsession” aveva già messo a dura prova l’ascoltatore grazie ad alcune composizioni mastodontiche.
Il ‘bello’ di “Corporeal Torment” è tuttavia il suo assortimento a livello di formule di songwriting: se infatti la seconda parte dell’opera è dominata dall’allucinante lamento funebre che porta il nome di “Mortem”, la prima metà vede i giapponesi utilizzare più frequentemente certi giochi di luce e imbastire tre brani che si estendono progressivamente come una sorta di affresco della memoria, in cui sonorità death metal, doom e rimandi ai primi album si mescolano per svelare una proposta più violenta e ritmata all’interno di un persistente delirio di fondo. Un episodio come “Slime of Putrescence” finisce così per rasentare la perfezione nel suo ricollegare un percorso di ricerca atmosferica con una base death metal in cui predomina l’istinto, sviluppando con grande efficacia e dettagliata minuzia un tema ben preciso. Questo è certamente l’apice della nuova prova firmata Anatomia, un disco che per certi versi potrebbe apparire più digeribile di “Cranial Obsession”, ma che al tempo stesso continua a non fare moltissimo per accattivarsi le simpatie dei fan maggiormente legati alla tradizione death-doom più ignorante. Il duo nipponico sembra anzi godere nel gettare l’ascoltatore in un gorgo di pura sospensione, tanto che la curiosità di vedere dove esso riuscirà a spingersi con i prossimi lavori resta alta.