7.5
- Band: ANCIENT BARDS
- Durata: 01:11:49
- Disponibile dal: 25/04/2014
- Etichetta:
- LMP
- Distributore: Audioglobe
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Primo passo: il debutto. Nel 2010 gli Ancient Bards pubblicano “The Alliance Of The Kings”, disco che bene o male si fa subito notare tra i fan del power sinfonico alla Rhapsody. L’anno dopo, il secondo passo: la conferma. “Soulless Child” conferma quanto di buono sentito dal team di Sara Squadrani, Daniele Mazza e Claudio Pietronik, introducendo una maggior drammaticità e un respiro leggermente più cupo e oscuro. Terzo passo…la consacrazione internazionale. La distribuzione in Asia e Giappone, territori fertili per questo tipo di sonorità, la convocazione della Squadrani alla corte di Arjen Lucassen e la partecipazione di Fabio Lione su una traccia di questo terzo album la dicono lunga sul livello attuale di fama dei Bardi riminesi. Su queste basi ci troviamo, quindi, a valutare il qui presente “A New Dawn Ending”, terzo importante capitolo in carriera per gli Ancient Bards, e disco di sicuro chiamato a dimostrare qualcosa di importante a critica e fan. Possiamo sbilanciarci con tranquillità nel dire che l’album tutto sommato riesce bene nel proprio intento e non delude le aspettative, mostrandoci una band ancora fieramente fedele alle proprie sonorità, ma al contempo propensa ad accettare cambiamenti, utili, anzi indispensabili a questo punto, per proporsi in maniera meno monotematica rispetto agli album precedenti e soprattutto per risultare meno dipendenti dal sound dei padri putativi Rhapsody Of Fire. Con “A New Dawn Ending” il cordone ombelicale viene infatti ulteriormente reciso, lasciando la formazione libera di determinare una nuova via per esprimersi, all’interno comunque sempre del genere power sinfonico. La band approfitta di questa libertà per lavorare in maniera pesante, più che sul songwriting o sull’aspetto lirico, tutto sommato ancora migliorabili, proprio sull’aspetto della personalità, mutando alcuni equilibri che ci mostrano volti nascosti di questa creatura. Ascoltando il disco scopriamo quindi un’aumentata pomposità e magniloquenza che esplodono nei possenti cori (“A Greater Purpose”); scopriamo un approccio sempre più basato sulle tastiere e sulle orchestrazioni, seguendo un po’ il modello degli ultimi album degli Epica (la lunghissima title-track ne è valido esempio); e scopriamo anche una Sara Squadrani quanto mai versatile, del tutto conscia delle proprie possibilità e avida di esplorarle a fondo (bravissima su “In The End” e nel duetto con Lione su “The Last Resort”). Piccole modifiche che, senza spostare il tiro generale della band, mostrano un percorso di maturazione che porta ogni membro ad affinarsi nel proprio ruolo, risultando sempre più bravo nei propri incarichi. Una serie quindi di piccoli elementi che, messi assieme, contribuiscono a formarci un’immagine dei romagnoli che va oltre alla doppia cassa sparata, le chitarre in sedicesimi e le tastiere barocche. Anche se alcune parti sono ancora un po’ prolisse, e anche se non tutto quello che ascoltiamo gira veramente alla perfezione, siamo portati a valutare “A New Dawn Ending” come un ottimo terzo album, premiato con mezzo voto in più per via del visibile lavoro che i musicisti coinvolti stanno compiendo su loro stessi. Ben fatto, Ancient Bards.