6.0
- Band: ANCIENT MALIGNITY
- Durata: 00:34:00
- Disponibile dal: 01/10/2024
- Etichetta:
- Inhuman Assault Productions
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In un’annata che, grazie agli ultimi sforzi di Antichrist Siege Machine, Heresiarch, Primitive Warfare e Prehistoric War Cult, ha dimostrato come persino il war metal possa serbare una certa dose di ingegno e dinamismo, un’opera come “Dehumanization Dawn” emerge dalla cortina di fumo del campo di battaglia per ghermire il filone e ricondurlo alla sua dimensione primigenia.
Il secondo full-length della formazione del Nevada – trio di musicisti attivi anche in altre realtà analoghe come Triumph, Ritual Genocide e Blood Division – è infatti il classico lavoro figlio dell’operato seminale dei Blasphemy a cui non interessa mettersi alla prova da un punto di vista compositivo, né tanto meno offrire qualche divagazione atmosferica (si pensi appunto al recente “Edifice”) in grado di descrivere un umore differente dall’odio martellante, in cui la lezione degli skinhead canadesi, eccezion fatta per una veste grafica più genericamente death metal, viene seguita con rispetto sacrale, inclusa una produzione zanzarosa palesemente ispirata a quella di un “Fallen Angel of Doom”.
Siamo quindi alle prese con una mezz’ora abbondante di musica dall’incedere pugnace e ossessivo; un mix di black/death/thrash invero un filo più ‘ordinato’ rispetto a quello vomitato da Nocturnal Grave Desecrator and Black Winds e compagni durante i loro esordi, ma che ne mantiene comunque intattissimi lo spirito e le intenzioni, nel segno di una proposta basata su un riffing scarno e su una sezione ritmica che tendenzialmente si limita a pestare con la linearità di un fabbro.
Il suono degli Ancient Malignity si muove quindi in un perimetro di azione barbaro e ristrettissimo (potremmo citare anche l’influenza di Archgoat, Black Witchery e Profanatica), palesando sia rigore e conoscenza nel suo assemblaggio, sia una vena creativa non certo all’altezza di quella dei nomi citati in apertura, non andando oltre quel ‘more of the same’ e quell’omaggio duro e puro su cui etichette come la Nuclear War Now! o l’Iron Bonehead Productions hanno costruito parte della loro fortuna.
La conclusione del ragionamento, a fronte di quanto detto, viene quasi da sé: se stravedete per il sottogenere e siete i primi sostenitori degli approcci conservativi, allora il trio di guerrafondai americani farà sicuramente al caso vostro, pur senza offrirvi qualcosa di superiore alla media; qualora invece simili derive vi annoino o peggio, passate pure oltre.
Le mezze misure, com’è possibile evincere dalla sobrietà di titoli quali “Indoctrination Terror Offense” e “Pedoswine Obsolescence”, qui non esistono.