6.5
- Band: ANCIENT SETTLERS
- Durata: 00:43:48
- Disponibile dal: 17/05/2024
- Etichetta:
- Scarlet Records
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Gli Ancient Settlers sono una band spagnolo-venezuelana apparsa nel 2021 e capace, in pochissimo tempo, di rilasciare ben tre full-length e strappare un contratto discografico all’italianissima Scarlet Records.
La proposta del gruppo si basa principalmente su un melodic death metal cantato dalla frontwoman Argen Death, la quale intervalla parti prettamente growl a sprazzi più puliti e melodici; binomio, questo, reso già molto famoso da artisti come Alissa White-Gluz degli Arch Enemy, a cui Argen sembra chiaramente ispirarsi.
Dopo i primi ascolti, questo ultimo lavoro risulta decisamente valido sotto il lato strumentale, complici gli ottimi musicisti in grado di muoversi con versatilità, spaziando da intro strumentali suonati in un saltellante be-bop come in “The Circle Of Misanthropy”, per passare ai sapori decisamente più aggressivi di pezzi come “Oblivion’s Legacy”, in cui una doppia cassa apre le porte ad una chitarra che costruisce la parte melodica su un riff piuttosto convincente; stessi ingredienti vengono utilizzati in “Wounded Heart”, un buon primo singolo rilasciato dalla band con tanto di videoclip.
Dal punto di vista delle parti vocali, le performance della frontwoman sono solide sui growl che arrivano all’ascoltatore, robusti e abbastanza profondi, ma tendono a risultare fastidiosi quando si acutizzano in uno stile raschiato e quasi strillato, che ricorda molto quello di Dani Filth dei Cradle Of Filth per intenderci; “Stardust Odyssey” è un ottimo esempio di queste due facce della medaglia vocale di Argen Death.
Le parti cantate con voce pulita, presenti quasi in tutti i dieci pezzi dell’album, sono invece il lato negativo di “Oblivion’s Legacy” e interrompono il continuum musicale di brani che puntano sull’aggressività e l’impatto sonoro andando a creare un effetto ‘pop band’ che, ad opinione di chi scrive, poteva essere evitato. Un esempio lampante dell’opinione appena espressa può essere trovato in brani come “Cosmic Farewell”, un buon pezzo accompagnato da un riff di chitarra di sicuro impatto ma che – durante il ritornello – si evolve in un brano che potrebbe figurare in una release dei primi Tokyo Hotel, facendo storcere irrimediabilmente il naso all’ascoltatore.
La proposta musicale degli Ancient Settlers è quella di un gruppo agli inizi della propria carriera e ancora in piena fase di rodaggio, fatta di ispirazioni prese da gruppi maestri di questo genere come gli Arch Enemy o i Dark Tranquillity. Nonostante la band sudamericana sia ancora qualitativamente (e geograficamente) molto lontana dalla famosa ‘scena di Gothenburg’, “Oblivion’s Legacy” alla fine di tutto è un album che, nonostante qualche fisiologico difetto, porta a casa una sufficienza piena.