8.5
- Band: ...AND OCEANS
- Durata: 00:48:27
- Disponibile dal: 20/02/2001
- Etichetta:
- Century Media Records
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Nelle statistiche che analizzano il numero di band metal in rapporto agli abitanti, non stupisce che ai primi posti in Europa figurino i paesi nordici, così com’è noto a tutti che la Svezia e la Norvegia siano state rispettivamente la patria del melodic death e del black metal negli anni Novanta. Il primato in questa speciale classifica, complice la popolazione meno numerosa, spetta però alla Finlandia, che a cavallo del nuovo millennio ha saputo conquistare le copertine di settore esportando band di enorme successo (Stratovarius, Children Of Bodom, Nightwish, Sentenced, HIM, giusto per citare le più famose) pressochè in tutti i generi.
In questo contesto così florido trovano posto i Festerday, band nata nel 1989 e inizialmente dedita al death metal, salvo poi cambiare moniker e genere a metà degli anni Novanta, prendendo il nome di …And Oceans e virando sul symphonic black metal: dopo aver firmato per la Season Of Mist vedono così la luce nel biennio ’98-99 “The Dynamic Gallery of Thoughts” e “The Symmetry of I – The Circle of O”, due lavori interessanti anche se ancora in linea con le sonorità in voga all’epoca.
A febbraio del 2001, dopo l’upgrade alla Century Media, arriva invece nei negozi “A.M.G.O.D.”, acronimo misterioso (‘Allotropic/Metamorphic Genesis of Dimorphism’) che sottintende una svolta industrial black metal: se non fosse sufficiente l’endoscheletro robotico in copertina (opera di Niklas Sundin dei Dark Tranquillity) bastano i cinque minuti dell’opener “Intelligence Is Sexy” per capire che la musica è cambiata, con i synth liquidi di Plasmaar ad avvolgere le ritmiche martellanti pompate all’inverosimile dalla produzione di Tommy Tägtgren (fratello di Peter Tägtgren degli Hyprocrisy) presso i celebri Abyss Studios. Certamente del black metal che fu è rimasto poco (giusto i blast-beat nelle parti più tirate e qualche high pitch di Killstar dietro al microfono), ma anche nella successiva “White Synthetic Noise” le sfuriate black/death sembrano più l’elemento di contorno rispetto ai break EDM e non viceversa, semplificando ancora di più la proposta rispetto a quanto fatto dai Kovenant prima di loro.
Se ci fosse qualche dubbio sulla direzione da prendere a gettare la maschera ci pensa il singolo “Tears Have No Name”: con un loop elettronico per cui i Pain avrebbero ucciso e ritmiche quadrate come i Rammstein elevati alla seconda potenza, è un pezzo pensato per fare sfracelli nei gothic club facendo ballare una generazione ancora fresca di “Matrix” e “Blade”, così come la successiva “Esprit De Corpse” ricorda proprio una versione estrema della celebre band teutonica con quel suo ritornello scandito con il pugno al cielo (‘Pigs Pigs Pigs Esprit De Corps – Pigs Pigs Pigs You’re The Victim’).
Chiarita l’antifona, la parte centrale si dilunga forse un po’ troppo: “Odious & Devious” sembra l’unione di due metà complementari (la prima più estrema, la seconda più cadenzata), mentre “Of Devilish Tongues” si fa notare giusto per le seconda voci e un bel bridge elettronico, ma sul finale l’amalgama torna a lievitare con il cyber-black di“Postfuturistika” che muta pelle come un serpente fino a sfumare nella strumentale “TBA In A Silver Box”. Menzione a parte per “New Model Army”, divertissment techno (con qualche miagolio di tale Valopinja in sottofondo) che nulla aggiunge se non un’ulteriore testimonianza dell’infatuazione per l’EDM.
Se pur con un leggero calo nella parte centrale e qualche imperfezione fisiologica data la portata dell’esperimento, “A.M.G.O.D.” si conferma un’opera pressochè unica nella sua bolla spazio temporale d’inizio millennio: niente sperimentazioni fini a sè stesse, ma soltanto una manciata di canzoni quadrate perfette per scapocciare ad un rave al lume di candela. Purtroppo il responso dell’epoca non fu probabilmente quello atteso – portando la band ad un cambio di moniker pochi anni più tardi, salvo poi tornare come …And Oceans nel 2020 – ma la prova del tempo rende giustizia ad un disco ancora oggi per certi versi ineguagliato.