6.5
- Band: ANDRE MATOS
- Durata: 01:04:20
- Disponibile dal: 25/02/2008
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
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Dopo lo split con gli Shaman, Andre Matos ritorna sulle scene in veste solista sbattendo in copertina faccia e nome, e con l’aiuto dei fidati fratelli Mariutti (chitarra e basso), al quale si aggiungono altri musicisti carioca pseudo-sconosciuti, tenta l’ennesima ripartenza della sua sfortunata carriera. Già, perché ‘continuità’ sembra un termine poco incline all’ugola più famosa dell’esplosione power di fine anni 90’, se pensiamo all’incapacità di portare avanti due progetti ben avviati come Angra o Shaman, e forse, arrivati a questo punto, quella solista rimane l’unica soluzione possibile per il buon Andre. Di nuovo inizio si parlava poc’anzi, ma le prime battute di “Time To Be Free”, mettono subito in evidenza un ritorno al passato apprezzabile nel corso di tutto il disco. L’introduzione di musica classica e l’attacco power metal di “Letting Go”, infatti, non possono non ricordare l’inizio del fantastico “Angels Cry” e se “Rio” e “How Long” rivolgono il proprio sguardo sulle melodie cacthy e divertenti degli Edguy, con tanto di interpretazione vocale di Matos in perfetta linea con quella di Sammet, il ritorno al sound degli esordi ritorna inesorabile con la titletrack o “Endeavor”. Le canzoni appaiono nel complesso ben arrangiate e dotate di un eccellente produzione, grazie al lavoro dietro la consolle del duo Sasha Paeth-Roy Z, come pure sempre degne di nota e gradevoli sono le linee vocali interpretate con la consueta classe da un Matos, che ritorna senza paura sulle tonalità più alte e complicate degli albori. Praticamente assenti le influenze tribali, che si limitano ad un paio di fugaci passaggi posti ad orpello, mentre numerosi stacchi di carattere progressivo imperversano fra le canzoni, talvolta appesantendone la forma. Non è il caso però della splendida “Looking Back”, arioso mid-tempo dalle tinte sinfoniche coronato da bellissime scelte melodiche. “Time To Be Free” rappresenta dunque un passo indietro dal punto di vista temporale nel percorso musicale del singer brasiliano: il rock sopraffino del progetto Virgo e le influenze moderne dell’ultimo lavoro targato Shaman, a titolo “Reason”, sono riposte nel cassetto a favore di un power metal scolastico, di buona fattura ed esecuzione, ma nulla più.