8.0
- Band: ANDREW STOCKDALE , WOLFMOTHER
- Durata: 00:51:23
- Disponibile dal: 14/06/2013
- Etichetta:
- Universal Music Enterprises
- Distributore: Universal
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In casa Wolfmother si è scatenato il finimondo, perché il leader Andrew Stockdale, dopo aver inciso il disco insieme alla sua band, ha deciso di ri-registrarlo e di farlo uscire sotto il suo nome, mettendo praticamente in stand by i Wolfmother a tempo (in)determinato. Sta di fatto che il nuovo “Keep Moving” riprende quanto fatto in precedenza dagli australiani, ma aggiunge brani meno pesanti e più legati al rock degli anni Settanta. I pezzi iniziali “Long Way To Go” e “Keep Moving” contengono i classici richiami ai Led Zeppelin già presenti nei Wolfmother, ma i capitoli successivi strizzano l’occhiolino a sonorità più cerebrali e, su “Vigarius”, acide. Con “Year Of The Dragon” Stockdale torna a pestare l’acceleratore ed a riproporre melodie semplici e dal gusto seventies che farebbero del brano un potenziale singolo da mandare in radio. L’ascolto prosegue con “Meridian”, canzone pesante costruita su un solido lavoro di chitarra. Sul disco tuttavia non mancano momenti più sognanti ed atmosferici: le due ballad “Suitcase (One More Time)” e “Black Swan” mischiano rock, contry ed atmosfere blues degne appunto delle migliori formazioni americane degli anni Settanta. La band di supporto a Stockdale svolge una performance impeccabile grazie a musiche piene di groove che fungono da comprimarie per l’inimitabile voce del cantante australiano. “Everyday Drone” chiude questo lavoro: le chitarre acustiche, l’armonica ed il tono spensierato della canzone ci concedono l’ultimo ballo prima di premere nuovamente il tasto play e rigustare l’intero lavoro. “Keep Moving” non contiene brani-riempitivo, ogni singola nota suonata su disco appare spontanea e sanguigna e nel complesso siamo di fronte ad un onesto e sorprendente album di fottuto rock’n’roll capace di spaziare tra sonorità heavy, blues e psichedeliche, pur mantenendo un’identità ben marcata. Non possiamo che consigliare questo disco a chiunque si definisca amante della buona musica: per una volta non conta il credo metallico o meno, Andrew Stockdale è riuscito ancora una volta a stupire. Ci mancheranno i Wolfmother? Forse, ma con dischi di questo calibro la loro assenza avrà un peso ben più leggero.