6.5
- Band: ANETTE OLZON
- Durata: 00:52:00
- Disponibile dal: 10/05/2024
- Etichetta:
- Frontiers
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Tutti ricordano Anette Olzon principalmente per la sua parentesi nei Nightwish – durata un paio di release, dal 2007 al 2012 – ma la cantante svedese può vantare ormai diverse pubblicazioni uscite a suo nome, partendo ben prima del suo ingresso nella nota band finlandese e proseguendo negli ultimi tempi con le numerose collaborazioni con l’etichetta napoletana Frontiers Records, che ha impegnato la Olzon in vari progetti, a partire dai The Dark Element in compagnia del chitarrista Jani Liimatainen (ex Sonata Arctica), duettando con il noto cantante americano dei Symphony X sotto il monicker Allen/Olzon e infine con alcuni lavori solisti, affiancandole il talento del songwriter svedese Magnus Karlsson.
Questo “Rapture” è il terzo capitolo quindi che porta la scritta Anette Olzon ben chiara all’interno dell’artwork. E le sonorità di questo lavoro sono decisamente più epiche e sinfoniche rispetto al passato, grazie all’utilizzo di una montagna di cori che esplodono con decisione praticamente in ogni brano. Inoltre, le chitarre sembrano diventare ancora più incisive che in passato, mostrando alcuni passaggi decisamente possenti. Tutto questo va ad inserirsi molto bene all’interno di un sound che si muove su evidenti fondamenta melodic metal, inserendo influenze che guardano a tratti verso il power, ma lanciando anche diverse occhiate al melodic death ed al gothic metal.
L’energica opener “Heed The Call” è un bel esempio della carica sonora che questo disco riesce a trasmettere dal punto di vista strumentale e di come ciò si leghi (a tratti) bene con le melodie spesso ariose cantate dalla voce soave della brava Anette. Qualche reminiscenza verso i cari, ma non troppo, Nightwish arriva con “Rapture”, grazie al suo impatto melodico tipico di un singolo che vuole fare subito breccia sull’ascoltatore, ma che – in questo caso – risulta anche un po’ scontato. E se a tratti fa capolino la voce growl di Johan Husgafvel ad intrecciarsi con quella angelica della Olzon, dando enfasi e trovando un buon equilibrio – come accade durante la vigorosa “Day Of Wrath” e nella partenza aggressiva di “Take A Stand” – il classico esempio della filosofia seguita in questo lavoro arriva con “Requiem”, brano che invece abbonda di cori ed orchestrazioni, a tratti non così spontanei ma che certamente donano un buon contributo per elevare l’impatto sonoro di alcuni pezzi, come succede poco più in là con la power song “Greedy World”.
La ballata sinfonica “Hear My Song”, infine, è certamente tra i momenti che rimangono più impressi, anche perchè, pur non facendo gridare al miracolo, almeno va a cambiare un po’ una formula che altrimenti si ripete fin troppo – con cori, orchestrazioni e voce growl, come descritto sopra; una formula che coinvolge anche le successive “Head Up High” e “We Search For Peace”, le quali chiudono la tracklist rischiando di annoiare un poco.
“Rapture”, in sintesi, è un disco più bombastico rispetto al suo predecessore, in primis per il massiccio utilizzo di orchestrazioni e cori imponenti all’interno di un sound tipicamente nordico; l’ascolto fila via liscio, ma il repertorio non sempre risulta genuino ed ispirato al massimo.