ANFAUGLIR – Akallabêth

Pubblicato il 01/07/2025 da
voto
8.5
  • Band: ANFAUGLIR
  • Durata: 01:11:35
  • Disponibile dal: 27/06/2025
  • Etichetta:
  • Debemur Morti

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Ci sarà un giorno in cui i musicisti metal smetteranno di appassionarsi al lavoro del professor J.R.R. Tolkien. Ci sarà l’ora dei lupi, e scudi frantumati, quando i suddetti smetteranno di scrivere canzoni ambientate nell’universo da lui creato – ma non è questo il giorno.
Citazionismo a parte, quest’oggi salutiamo il ritorno di una band che ha legato profondamente il proprio operato alle vicende scaturite dalla penna del leggendario scrittore, filologo e glottologo britannico: stiamo parlando degli Anfauglir, duo statunitense salito alla ribalta nel lontano 2008 grazie alla pubblicazione del full-length di debutto “Hymns Over Anfauglith” e ora pronto a riaffacciarsi sulla scena, dopo un periodo di inattività durato ben quindici anni, con l’atteso seguito, il qui presente “Akallabêth”.
Nonostante il lungo lasso di tempo intercorso fra i due album, la ricetta propostaci dalle due eminenze grigie che si celano dietro il moniker Anfauglir, ovvero Lord Bauglir e Bliss, è rimasta pressoché invariata: black metal atmosferico dall’imponente costrutto orchestrale e dall’innegabile vocazione cinematografica, ipotetica colonna sonora per una full-immersion sensoriale nelle vicende narrate nelle opere del buon John Ronald Reuel; questo è ciò che troveremo fra i solchi di questo nuovo lavoro, prodotto sotto l’egida dell’attivissima Debemur Morti Productions.
Se le coordinate stilistiche sono più o meno le stesse di sempre – riecheggiano, anche in questo caso, sentori tanto dei Summoning più magniloquenti e dei migliori Limbonic Art quanto di formazioni più recenti quali Eldamar, Caladan Brood ed Emyn Muil – va però sottolineato come già solamente l’ascolto delle prime note della lunghissima e articolata opener “The Rise Of Númenor” ci permetta di apprezzare l’enorme passo in avanti fatto dai Nostri dal punto di vista tecnico, sia per quanto riguarda la produzione, corposa, avvolgente e bombastica al punto giusto, sia per quanto riguarda la mera composizione, che appare fin da subito estremamente più matura, fluida e centrata rispetto al passato,  toccando, a tratti, apici di sublime ed assoluta bellezza.
La scelta di articolare l’album (un concept sull’ascesa e la caduta dell’isola di Númenor e della civiltà ad essa legata, eventi ben noti agli appassionati della cosmogonia tolkieniana) attorno a soli quattro brani di durata compresa fra i dodici e i ventun minuti cadauno si è rivelata, inoltre, quantomai azzeccata: la band ha così avuto modo di prendersi tutto il tempo necessario a sviluppare fino in fondo ogni aspetto della narrazione (musicale o letterale che fosse), dando prova non solo di ottime capacità dal punto di vista della gestione atmosferica, ma anche di una notevole sapienza in quanto a scrittura e arrangiamento, soprattutto per quanto riguarda le onnipresenti e imponenti orchestrazioni, curate davvero fin nel minimo dettaglio.
Anche la componente prettamente black è stata concepita e realizzata con la medesima cura, consentendo all’album di non essere solo immaginifico e descrittivo, ma anche decisamente concreto e incisivo, alla bisogna (oltre che filologicamente corretto: i nostri, infatti, si sono avvalsi della consulenza di un esperto di lingue tolkieniane per assicurarsi che le parti di testo relative fossero scritte e pronunciate in modo inappuntabile).
Una tale, maniacale, ricerca della perfezione non poteva che riflettersi in brani in cui risulta davvero ostico trovare anche solo una virgola fuori posto: che dire, infatti, della già citata opener “The Rise Of Númenor”, graziata da un’overture dalla potenza evocativa tale da catapultare immediatamente l’ascoltatore fra i flutti in cui fu generata l’isola donata dai Valar agli Edain per la loro fedeltà nella lotta contro Morgoth? L’intero brano sembra uno spaccato in musica della seconda era di Arda (epoca in cui si svolge l’intero racconto), fra torrenziali interventi black, toccanti e soffusi momenti di calma guidati dalle note del pianoforte, orchestrazioni ora imponenti, ora più sognanti, voci in scream e momenti corali dai toni lirici. Un brano semplicemente da pelle d’oca.
La successiva “The Inevitable Truths Of Time”, dalla struttura leggermente più lineare, innalza ulteriormente il livello di lirismo, grazie a un costrutto atmosferico di rara intensità (standing ovation per gli interventi della soprano Imago Latens, da lacrime agli occhi), mentre “Defying The Doom Of Men” vede gli Anfauglir spingere un pò di più sul versante della potenza e della drammaticità (sottolineata ed enfatizzata da evocativi interventi recitati e da una sezione finale guidata da parti corali dall’intensità mozzafiato) man mano che si delinea il tragico destino dei Númenoreani e del loro regno; destino che si compie nella conclusiva “The Downfall”, il cui grandioso finale farà correre brividi di pura emozione sulla pelle degli accaniti ammiratori delle atmosfere e delle vicende tolkieniane.
Va da sè che un’opera di questo tipo, con brani così lunghi, complessi e totalmente avulsi da qualunque parvenza di ‘forma canzone’, sia giocoforza destinata ad essere apprezzata da una ben precisa platea di ascoltatori, ma è altresì innegabile che composizioni di questo livello meritino di essere assaporate da chiunque si professi amante della pura qualità (oltre che dagli amanti di queste tematiche e di queste sonorità, ovviamente). Questo “Akallabêth” ha tutte le carte in regola per settare un nuovo standard qualitativo per quanto riguarda il symphonic/atmospheric black metal a sfondo fantasy – con la benedizione dei Valar, naturalmente.

TRACKLIST

  1. The Rise Of Númenor
  2. The Inevitable Truths Of Time
  3. Defying The Doom Of Men
  4. The Downfall
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