8.0
- Band: ANGEL WITCH
- Durata: 00:47:43
- Disponibile dal: 01/11/2019
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Tra le varie band appartenenti alla cosiddetta ‘new wave of british heavy metal’ gli Angel Witch sono senza dubbio una delle più iconiche, non tanto per le dimensioni della loro modesta discografia, quanto per quel capolavoro immortale che è ancora oggi il loro esordio, il quale si è rivelato col passare degli anni una delle principali fonti di ispirazione per buona parte degli artisti metallici giunti sulle scene negli anni seguenti. Indipendentemente dal sottogenere proposto, “Angel Witch” è uno di quegli album che chiunque dovrebbe obbligatoriamente possedere nella propria collezione, in modo da potervi attingere ogni qualvolta vi sia bisogno di un piccolo ripasso di storia del grande heavy metal europeo.
Oggi, a sette anni di distanza dal comunque apprezzabile predecessore “As Above, So Below”, e a quasi quaranta dalla inestimabile gemma sopracitata, siamo qui per parlarvi dell’ultimo prodotto ad opera della band britannica, nonché il primo a seguito del succulento contratto stipulato con la nota label statunitense Metal Blade Records. Già dalla suggestiva copertina appare chiaro che la band ha voluto fare le cose per bene, e la iniziale “Don’t Turn Your Back” conferma in tempo zero le piacevoli sensazioni, grazie a uno stile metallico e tagliente perfettamente in linea con quanto ci si aspetterebbe da una formazione classica di tale importanza, con in più un’utilizzo della melodia molto marcato che sembra quasi emulare qualcosa di simile ad un grido di aiuto, volto ad esortare l’ascoltatore a non girare la schiena nei confronti di ciò che accade ogni giorno, e che non può assolutamente essere accettato con noncuranza. Con “Death From Andromeda” la musicalità vira nuovamente verso territori più oscuri, fino a toccare una sorta di apice di rabbia quasi dissonante nella successiva “We Are Damned”, il cui ritornello si stampa nella testa già dopo un singolo ascolto, prima di virare nella malinconia più palese nella lunga “The Night Is Calling”, che nelle fasi distorte mantiene al suo interno delle soluzioni vicine quasi agli stilemi di un pezzo doom metal, pur esplodendo brevemente nel bridge che precede la fase finale. In men che non si dica siamo già giunti a metà album, il che ci permette di iniziare a tirare le somme su ciò che riguarda le singole esecuzioni e la produzione: Kevin Heybourne e compagni appaiono in ottima forma, con un comparto vocale e strumentale perfettamente curato ed heavy metal al cento per cento, sostenuto da una produzione resa in maniera decisamente old school, ma con intelligenza e raziocinio; d’altronde, da Metal Blade non ci si può aspettare di meno.
La seconda metà parte con il ritmo relativamente serrato di “Condemned” e successivamente “Wings Of Despair”, le quali confermano l’intenzione della band di non proporre una scaletta piatta o lineare, date anche le molteplici variazioni e modulazioni collocate all’interno di ogni singolo brano. Persino in “I Am Infamy” ciò appare percepibile, grazie alla contrapposizione di un incedere lugubre e furente con un guitar work davvero suggestivo e quasi toccante, soprattutto in fase solista; tutto questo prima della immancabile titletrack conclusiva, che in un certo senso funge da summa riassuntiva di tutto quello che abbiamo sentito fino ad ora, racchiudendo in circa sette minuti gran parte degli stilemi che abbiamo potuto assaporare durante l’ascolto.
Tutti i vari tasselli, ora ben collocati al proprio posto, danno forma a un album sorprendente, ispirato, energico e dotato di una carica emotiva notevole, che a parer nostro rappresenta un degno erede di quel comunque imbattibile esordio datato 1980. In poco più di tre quarti d’ora gli Angel Witch ripongono tutto ciò che rappresentano ora come ora, così come la loro visione di un mondo in difficoltà e che, a volte, pare che persino le creature celesti abbiano deciso di abbandonare; ed è anche per questo che dobbiamo amare questa sorta di angelo della luce, che giunge scintillante con le sue ali d’acciaio in mezzo ai metallari ancora affezionati alla vecchia scuola europea. Fatene vostra una copia senza pensarci due volte.