7.0
- Band: ANGELS AND DEMONS
- Durata: 01:02:52
- Disponibile dal: 14/06/2013
- Etichetta:
- SG Records
- Distributore: Andromeda
Spotify:
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Un power-trio tutto italiano quello formato da questi tre docenti del Modern Music Institute e riportante il brillante nome di Angels And Demons. Capitanato niente meno che dal presidente onorario del MMI Alex Stornello, il trio in questione consta anche delle persone di Paolo Caridi (Arthemis, Killing Touch) alla batteria e Giorgio JT Terenziani (Absynth Aura, Killing Touch, Mr.Pig) al basso, oltre che ovviamente Stornello stesso alla chitarra. Preparatissimi e fantasiosi dunque i membri del trio, e questo non poteva che portare ad ottimi risultati, una vera gioia per le orecchie di chi ama la musica strumentale in ogni sua declinazione. Accompagnati in questa movimentata avventura musicale dal tastierista Andrea Goldoni (Killing Touch) e, negli unici due pezzi non strumentali, dal vocalist Gianbattista Manenti (Love.Might.Kill), i tre fanno tesoro del termine ‘fusion’, e si avvalgono di una proposta musicale che non mostra particolari radici in generi definiti, ma che piuttosto preferisce spaziare su un range ampio di influenze, toccandole tutte e fondendole in una miscela organica grazie alla propria classe e personalità. L’ascolto di “Power Fusion” si rivela quindi un’esperienza varia e inaspettata, uno sfumato sentiero che ci porta in territori jazz quanto metal, passando anche per momenti blueseggianti e toccando anche funk, o progressive. E così ogni pezzo si rivela come un piccolo scrigno che contiene qualcosa di diverso, pronto per noi da essere scoperto, solo previo però un ascolto molto attento. Come potete immaginare quando si parla di un prodotto quasi interamente strumentale con influenze (marcate) molto lontane dal metal, la fruibilità per i nostri lettori non è automaticamente garantita: in questo caso però, sempre rimanendo nell’ambito della musica suonata con grande sfoggio di tecnica esecutiva, notiamo con piacere che sostenere questa ora di musica non ci risulta pesante come credevamo. La presenza di due pezzi cantati, la varietà della musica proposta e l’utilizzo frequente di momenti dilatati e sfumati ci permette di usufruire dell’ascolto senza eccessiva fatica, lasciando però inalterata la richiesta di una certa attenzione per scoprire le sfumature e le primizie più nascoste. Insomma, un disco sì strumentale ma alla portata di tutti, in grado di stupire grazie all’enorme perizia esecutiva (ascoltare il basso di Terenziani su “Traffic Junk” per credere), di rapire con atmosfere esotiche (“Brasilia”) ma anche di ammaliare grazie a passaggi melodici e soffusi di una certa malinconia (“Clare Is Gone”, in entrambe le versioni). E per chi cerca qualcosa di più pesante… c’è sempre la splendida “The Riddle”, perfetto squarcio di metal progressivo dall’enorme classe, soprattutto nella versione cantata, così simile a certi Queensryche, o Dream Theater. Un album completo, insomma.