7.5
- Band: ANGELUS APATRIDA
- Durata: 00:46:29
- Disponibile dal: 05/02/2021
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
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2000-2020: gli Angelus Apatrida spengono venti candeline e come festeggiare l’importante ricorrenza se non pubblicando un album che riporti il proprio nome? Un full-length, il settimo, a celebrazione di una carriera sempre più in ascesa, che ha portato la band iberica ad essere una delle realtà più credibili della New Wave Of Thrash Metal. Un disco-manifesto delle capacità artistiche del quartetto di Albacete che raccoglie tutto ciò che la band stessa ha seminato nei suoi primi quattro lustri di attività. Una summa sonora che si riflette anche dal punto di vista grafico; è infatti una sorta di quiz quello che si viene a creare tra la copertina realizzata dall’artista ungherese Gyula Havancsak (già autore delle cover di “Hidden Evolution” e l’ultimo “Cabaret De La Guillotine”) e il diretto ascoltatore: come nel famoso ‘aguzza la vista’ il fan della prima ora sarà chiamato ad individuare quegli elementi che richiamano tutti e sei i precedenti lavori, creando così un perfetto collage fotografico.
Passando alla musica, “Angelus Apatrida” si presenta come un autentico assalto thrash, meno melodico rispetto al precedente ‘cabaret’ ma molto, molto più incazzato. Quello che doveva essere un semplice EP si è trasformato in un compatto e tellurico album bollato da cima a fondo da una rabbia intrinseca sfociata in pieno periodo lockdown. Parole al vetriolo quelle scritte ed urlate da Guillermo Izquierdo: furiose, infiammate dagli orrori e dalle frustrazioni degli ultimi dodici mesi; testi che hanno contribuito ad alzare ulteriormente il tasso indiavolato già presente nei riff sguinzagliati dallo stesso Guillermo e dal compagno David Alvarez, nonché dai ritmi imposti dal drummer Victor Valera e dal bassista Josè, fratello maggiore del biondo frontman. Ed è stata proprio la solidità di formazione a premiare con merito le sorti degli Angelus Apatrida: l’abilità, mista alla furbizia, di amalgamare i dettami proclamati a suo tempo da band quali Testament e Pantera su tutte (l’inizio dell’opener “Indoctrinate” ha quel non so che di “Fucking Hostile”) ha permesso a Guillerme e compagni di costruire un modus operandi sì derivativo ma comunque singolare.
Ed è su questi elementi che si poggia l’ennesima prova di forza portata a termine dal gruppo spagnolo: dieci brani poderosi, passionali, trascinanti. A partire dalla già menzionata “Indoctrinate”: pochi fronzoli, zero intro e via a menare. Una furia che bene inquadra l’andamento dell’intero album, nonchè singolo presentato ad inizio anno e sicuramente uno dei brani migliori insieme a “Empire Of Shame”. Si pesta forte, e con “Bleed The Crown” i toni si appesantiscono: un treno in corsa in modalità ‘testamentiana’ a conferma della qualità dell’intero ensemble, qui in particolare di Valera. “Angelus Apatrida” si propone di essere un vero e proprio compendio, dove episodi più articolati (“The Age Of Disinformation”, “Childhood’s End” e “Through The Glass”) fanno a cazzotti con altri più diretti e catchy (“Rise Or Fall” e l’esplosiva “We Stand Alone”). Tutti comunque accomunati da una brutale intensità di fondo che, se da una parte rende il nuovo degli Angelus leggermente più monotematico rispetto all’ultima uscita, dall’altra ci mostra una band in splendida forma, capace di rilasciare un album più che meritevole, in grado inoltre di rappresentare al meglio il momento delicato che tutti, in diversa misura, stiamo vivendo. Onore agli Angelus Apatrida e auguri!