7.0
- Band: ANGELUS APATRIDA
- Durata: 00:52:35
- Disponibile dal: 19/01/2015
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
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Tra coloro che sono sospesi nelle gerarchie del thrash, né appartenenti al gotha della categoria, né fuori casta indegni di qualsiasi attenzione, vi sono anche gli Angelus Apatrida. Ragazzi valorosi, i quattro di Albacete, che in quindici anni di carriera hanno salito con abnegazione e senza sotterfugi la scala verso il successo, fermandosi finora alle soglie dell’apprezzamento su vasta scala. Quello, per intenderci, che permette a Exodus, Testament, Destruction, Death Angel e via discorrendo di essere amati e riveriti ben oltre il ristretto ambito degli ascoltatori vestiti con jeans stretti e sneakers ad altezza caviglia. Il problema, noto e arcinoto per chi mastica certi suoni, è che il differenziale artistico tra chi ha scritto la storia e coloro che l’hanno imparata e rielaborata è tutt’ora, ahinoi per gli ensemble più giovani, ampissimo. Gli Angelus Apatrida, come avvenuto anche nel precedente “The Call”, si sono messi d’impegno per colmare il gap, arrivando se non ad eguagliare i nomi di blasone, almeno ad affrancarsi dall’anonimato. Imparando, a differenza di molti coetanei un po’ chiusi di mentalità, a dare un certo colore alla propria proposta. Innanzi tutto, i Nostri prestano la dovuta attenzione alle linee vocali. Il buon Guillermo Izquierdo “Polako” sa cantare, non solo urlare: non è un dato scontato, nel thrash di oggi i bravi cantanti sono una ristretta minoranza e avere un minimo di elasticità intepretativa fa la differenza. Le metriche di Izquierdo ricordano, nelle parti più incalzanti, Mark Osegueda, mentre in quelle ad andamento meno esagitato si accostano a una versione alleggerita di Chuck Billy. I veri colpi ad effetto, a dire il vero, sono certe sprezzanti stilettate al limite del crossover (“Architects”, “Serpents On Parade”), meglio ancora se alternate a vocalizzi puliti, in linea con le ascendenze classic metal emerse nella passata release ed implementate nel nuovo album. Proprio le armonie disegnate dalle due chitarre e i break ariosi allestiti in corrispondenza di alcuni refrain sono l’aspetto più convincente dell’intero “Hidden Evolution”: lo stesso Guillermo Izquierdo e David G. Alvarez hanno mezzi tecnici ed espressività a sufficienza per far brillare le melodie di luce propria, creando una relativa sorpresa quando queste spezzano le tirate più furibonde, nel momento in cui giungono al limite del parossismo. La rabbia sfrenata di cui la band dà sfoggio ad abbondanti manciate, supportata da un lavoro chitarristico piuttosto pulito, ricorda quella dei Forbidden di “Omega Wave”, anche se i musicisti spagnoli non hanno sempre in serbo passaggi da urlo come gli uomini di Craig Locicero. Quello che difetta in parte alla coppia d’asce in fase ritmica, viene compensato da assoli non per forza da stropicciarsi le orecchie per la loro difficoltà e rapidità, ma incalzanti e perfettamente integrati alle ritmiche, di cui costituiscono un rinforzo e il grimaldello per arrivare ai cuori sanguinolenti dei thrasher all’ascolto. Avremmo invece desiderato maggiore coraggio dalla sezione ritmica, impeccabile per la botta di suono assicurata e purtroppo un po’ prevedibile nei cambi di tempo; non chiediamo a Valera, il batterista, e all’altro Izquierdo, il bassista, di diventare per forza i nuovi Gene Hoglan e Joey Vera, però qualche sforzo per non essere etichettati solamente come dei buoni picchiatori sarebbe ora di compierlo. Questa limitatezza di colpi va ad appiattire la tracklist, che pur non avendo buchi non riesce nemmeno a far risaltare veri e propri highlights. Dovessimo puntare su una sola delle singole tracce, comunque, ci affideremmo all’impegnativa title-track, una sorta di Testament in salsa classic metal con una punta di mosh ignorante alla Tankard, un’influenza che aleggia sorniona su molte composizioni senza esplicitarsi mai del tutto. L’aggancio con la “Superleague” del thrash è stato mancato anche stavolta, però appena dietro i soliti noti gli Angelus Apatrida sono tra le realtà più valide in circolazione.