7.5
- Band: ANGELUS APATRIDA
- Durata: 00:44:05
- Disponibile dal: 24/04/2012
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Forti del contratto con la Century Media, sotto la cui egida hanno pubblicato l’album “Clockwork” nel 2010, e forti dell’esperienza accumulata nei tour conseguenti, gli spagnoli Angelus Apatrida sono divenuti una realtà ben nota nel panorama delle thrash metal band. Non hanno inventato nulla gli iberici nel corso della loro carriera, oramai più che decennale, ma hanno guadagnato stima e rispetto suonando sostanzialmente in maniera onesta un thrash metal derivativo di quanto fatto dai soliti noti. Album dopo album però si sono raffinati, fino ad aggiungere qualche tocco proprio, nella fattispecie abbondanti dosi di melodia che a tratti sanno di puro heavy metal. E quindi produzione curata e moderna, dai suoni puliti ma incisivi, e chitarre affilate che disegnano trame veloci ma che spesso (anche troppo a volte) arrangiano con soli di chitarra molto lunghi. C’è voglia di fare, quindi, da parte dei quattro, e in numerosi episodi i Nostri riescono molto bene. È il caso di “You Are Next”, granitica negli estremi e melliflua grazie alle melodie di chitarra all’interno, ma anche di “It’s Rising”, episodio in cui il cantante mette nuovamente in mostra doti vocali che sconfinano nel metallo pesante. Si tratta di un piccolo assaggio sperimentale, perché si torna subito a fare thrash classico con la più lenta e ragionata “At The Gates Of Hell”. Tuttavia, come nel precedente disco, sono le sfuriate a essere gli episodi più convincenti e coinvolgenti degli Angelus Apatrida. Come non citare quindi la rapidissima “Violent Dawn”, traccia migliore del disco, costruita su un riffage veramente killer in quanto ad asprezza. E non è da meno alla canzone appena citata “Killer Instinct”, altra traccia spaccaossa in quanto a headbanging. Da menzionare, per via della sua varietà, anche “Blood Of The Snow”, canzone dove il lavoro di batteria si fa prepotente e ragionato, su bassi regimi, e dove si apprezzano le doti di songwriting degli spagnoli e quelle del cantante, ancora una volta a suo agio nell’extraterritorialità dell’heavy metal. Questo aspetto viene enfatizzato nella conclusiva “Reborn”, vera traccia sperimentale del CD, dove i quattro osano e confezionano un brano costruito su un solido riff portante completamente anestetizzato da lunghi e dolci soli di chitarra e da cori vocali di chiaro stampo NWOBHM. Album quindi nuovamente più che positivo per gli Angelus Apatrida, che si confermano fieri portabandiera del thrash metal spagnolo. Se vi piace il thrash metal d’impatto ma che non disdegna puntate di melodia, con una produzione di quelle moderne e ricche, allora questi ragazzi fanno al caso vostro.