7.5
- Band: ANGRA
- Durata: 00:35:29
- Disponibile dal: 25/04/1997
- Etichetta:
- Rising Sun
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Registrato il 15 novembre del 1996 a Parigi, “Holy Live” rappresenta una perfetta istantanea di una band in assoluto stato di grazia. Gli Angra hanno pubblicato da pochi mesi quel miracolo in musica che risponde al nome di “Holy Land”, un album che rasenta la perfezione e che rappresenta ancora oggi una delle vette dell’intero genere. “Holy Live” vede la luce nell’aprile del 1997, forte del successo dell’album in studio, e rappresenta di fatto il primo live album ufficiale della formazione brasiliana. Ascoltare queste tracce dal vivo, oggi, significa poter rivivere un momento magico, in cui Andrè Matos e compagni sono al massimo della forma, perfettamente abili nel riproporre dal vivo con assoluta perfezione le partiture non certo semplici di “Holy Land”. Gli Angra, comprensibilmente, cercano di avvicinarsi il più possibile alle versioni in studio dei nuovi brani e, da questo punto di vista, il risultato finale è semplicemente mirabile: brani come “Nothing To Say”, “Z.I.T.O.” e, sopratutto, la maestosa “Carolina IV” vengono suonate in maniera eccelsa. Qua e là è possibile notare qualche piccola modifica, come la chitarra solista a sostituire un passaggio di violoncello, o la travolgente introduzione di percussioni nella già citata “Carolina IV”, ma in generale la sensazione è quella di una band talmente perfetta da rendere quasi impercettibile il confine tra il lavoro in studio e quello dal vivo. Un solo episodio tratto dal primo album della band, “Angels Cry” e naturalmente si tratta dell’amatissima “Carry On”, un brano vocalmente quasi inarrivabile, che il buon Matos interpreta con agile virtuosismo. Tutto questo rende “Holy Live” un lavoro imperdibile? Sì e no, nel senso che a fronte di una qualità del materiale che si aggira sempre sull’eccellente, la quantità lascia l’ascoltatore a bocca asciutta troppo presto. Trentacinque minuti di durata, sei tracce in totale, di cui due costituite da nastri registrati (“Crossing” e “Unfinished Allegro”, che fungono da semplici introduzioni a “Nothing To Say” e “Carry On”). Davvero poco per poter rappresentare al meglio una formazione dalle molteplici sfaccettature come gli Angra. Chissà, magari prima o poi verranno recuperati i nastri integrali dell’esibizione parigina degli Angra; nel mentre non possiamo che restare ammirati di fronte ad una band che, in quegli anni, non temeva rivali.