7.5
- Band: ANGRA
- Durata: 01:00:57
- Disponibile dal: 16/02/2018
- Etichetta:
- earMusic
- Distributore: Edel
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Gli Angra presentano il loro primo album con Marcelo Barbosa alla chitarra, dato che Kiko Loureiro è ormai dedito a tempo pieno ai Megadeth e si limita in questo disco ad una comparsata, suonando un assolo nel brano “War Horns”. Siamo sinceri: Loureiro non è un musicista facile da sostituire e, per quanto possa essere bravo Barbosa (che in effetti non ci è affatto dispiaciuto nel complesso), si nota una certa differenza a livello di stile e di gusto, soprattutto negli assoli. Va però pure detto che la band ne ha risentito fino ad un certo punto, perchè comunque Valverde e Andreoli garantiscono una sezione ritmica alquanto tecnica e di tutto rispetto, per non parlare della splendida prova di Fabio Lione, che abbiamo sentito in certi frangenti cantare anche in maniera alquanto diversa rispetto a come eravamo abituati. In effetti, Rafael Bittencourt, l’unico superstite di quella formazione originale che aveva saputo realizzare dischi di tutto rispetto come “Angels Cry” o “Holy Land”, dimostra, così come avevamo potuto constatare con il precedente “Secret Garden”, di trovarsi in un periodo alquanto ispirato a livello compositivo e anche “Ømni” è in effetti un bel disco, peraltro alquanto vario. L’avvio della tracklist, con l’opener “Light Of Trascendence”, ci aveva fatto pensare ad un classico album power molto tradizionale, ma nel suo prosieguo il disco si rivela una continua sorpresa. Gli Angra, infatti, hanno saputo inserire come sempre nel loro classico stile orchestrazioni, inserti di musica folk, etnica, latina, venature prog e tanto altro, ma con risultati quanto mai apprezzabili e tutt’altro che prevedibili. Rimaniamo così affascinati dalla calda voce di Fabio che si insinua nelle trame orchestrali di “The Bottom Of My Soul”, così come rimaniamo sorpresi dal constatare come abbia saputo incastrarsi tra il growl graffiante di Alissa White-Glutz (Arch Enemy) e la delicata voce di Sandy, cantante pop brasiliana, nel brano “Black Widow’s Web”. Ma potremmo citare ancora la sua splendida performance nella già citata “War Horns” o nella sognante “Always More”, un brano che per le chitarre ci ha fatto pensare al Joe Satriani più melodico. Davvero notevole, poi, “Caveman”, un pezzo metal prog, nel quale la band inserisce voci tribali e strumenti etnici, con passaggi di autentica genialità. La band si cimenta anche su una traccia di lunga durata, ovvero la title-track, suddivisa in due parti, di cui la seconda è interamente strumentale e basata su orchestrazioni, andando a richiamare temi già ascoltati nelle precedenti canzoni; forse ci saremmo aspettati in verità un finale più efficace e coinvolgente. Ad ogni modo, se qualcuno poteva avere qualche dubbio circa la capacità del gruppo di proseguire su buoni livelli pur senza l’apporto di Loureiro, con questo nuovo album sarà totalmente smentito, perchè “Ømni” è in grado di offrire una serie di canzoni degne di essere accostate alle più belle nell’intera discografia della band brasiliana.