7.5
- Band: ANGRA
- Durata: 00:52:51
- Disponibile dal: 13/11/2001
- Etichetta:
- Atrheia Records
- Distributore: Edel
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Buone notizie per i fans del metallo, perchè “Rebirth” rappresenta il ritorno sulle scene di una belle band più amate degli ultimi anni. Chi è rimasto deluso (come il sottoscritto) dal ritorno di Andre Matos e del suo progetto Virgo, si rifarà con l’ascolto di questo disco, perchè già l’opener “Nova Era” mostra di che pasta sono fatti i nuovi Angra: questa è infatti una speed song di grande qualità e dal sound vecchio stile “Angels Cry”. Bravissimi Kiko Loureiro e Rafael Bittencourt, i due chitarristi hanno saputo prendere e miscelare le migliori caratteristiche dei loro primi due album, creando pezzi sublimi come la lunga “Unholy Word”, che tra melodie etniche brasiliane e bordate di speed metal si rivela uno dei migliori brani di sempre scritti dalla band brasiliana. In soldoni però, come sono i nuovi membri della band? La risposta è semplice: la scelta potrebbe essere stata più azzeccata! Il nuovo frontman Edu Falaschi non fa per nulla rimpiangere il suo predecessore, ma nemmeno tenta di imitarlo. La connotazione della sua voce è più diretta e tipicamente metal rispetto a Matos che, pur raggiungendo vette più alte, personalmente trovavo meno d’impatto sui brani più potenti. La parte ritmica non è da meno, basso e batteria sono solidi e infallibili, in particolare il lavoro di Aquiles Priester, che dietro le pelli è autore di una memorabile prestazione. In sostanza ci troviamo con tre nuovi musicisti dall’indiscusso valore, mentre Kiko e Rafael si confermano tra i migliori axe-man in circolazione, nonchè compositori di indubbio valore. “Rebirth” è un titolo perfetto per indicare la rinascita a nuova vita degli Angra. I fan più affezionati all’anima prettamente metal della formazione potranno quindi dimenticarsi di “Fireworks”, opera che per certi versi già mostrava molti segni di logoramento interno, e gustiamoci questo nuovo gioiellino di power metal sulla stessa direzione del già citato “Angels Cry” e del più sperimentale “Holy Land”. Per un metallaro che si rispetti l’acquisto è d’obbligo!