8.0
- Band: ANGRA
- Durata: 01:06:30
- Disponibile dal: 06/09/2004
- Etichetta:
- Atrheia Records
- Distributore: Venus
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Se “Rebirth” segnò la “rinascita” del combo carioca – in termini di formazione – ed un sentito riavvicinamento allo stile di quello che fu il suo sensazionale debut album “Angel’s Cry”, con questo nuovo “Temple Of Shadows”, gli Angra rifanno proprie le suggestioni presenti in quello che molti considerano – a ragione, sentiamo di dire – il loro assoluto capolavoro “Holy Land”. Involuzione? Volontà di rifare tutto nel modo in cui il duo Loureiro-Bittencourt avrebbe sempre desiderato? Necessità di seguire sicure strategie commerciali precedentemente battute? Sinceramente non sapremmo rispondere e, onestamente, vorremo astenerci dal dare un qualsiasi giudizio. Ciò che riteniamo sicuramente importante è il fatto che gli Angra abbiano finalmente completato quella rinascita di cui sopra, consegnandoci indubbiamente un gran disco, prosieguo del discorso artistico-musicale intrapreso con “Holy Land”. Il tutto ci viene proposto sotto forma di un concept estremamente ambizioso, il quale ha per soggeto l’introspezione di un crociato dell’undicesimo secolo; storia indubbiamente interessante e volutamente attualizzabile, secondo il personale punto di vista dell’ascoltatore di turno. E ad accompagnare un concetto lirico di tale spessore, la band non poteva fare a meno di rifarsi a quelli che furono gli eterogenei mood del sopracitato “Holy Land”, dando vita a composizioni classicamente power, ad altre maggiormente delicate e talvolta progressive e ad altre ancora che guardano smaccatamente al folklore musicale del loro paese. Il tutto inizia con la fenomenale power-track “Spread Your Fire”, tanto sfacciata nella sua “essenza tedesca”, quanto riuscita e coinvolgente. Con “Angels And Demons” il tiro inizia ad essere rivolto con decisione verso il già più volte citato “Holy Land”, così come nell’emozionante “Waiting Silence”. Anche la sognante semi-ballad “Wishing well” risente del glorioso passato del gruppo, con risultati del tutto apprezzabili. “The Temple Of Hate” introduce il primo di una serie di ospiti presenti nel disco, è quindi un vero piacere sentire duettare il bravissimo Edu Falaschi con Sua Maestà Kai Hansen; il risultato è senz’altro efficace ed in termini stilistici si torna inevitabilmente a guardare in terra teutonica. La bellissima “The Shadow Hunter” è tra le composizioni più progressive dell’intero lavoro ed è pregna di musica folk brasiliana; “No Pian For The Dead” è aperta da soavi orchestrazioni e vede una grande prova di Falaschi alla voce supportato dall’angelica ugola di Sabine Edelsbacher degli Edenbridge. L’infuocata “Winds Of Destination” segna la partecipazione di Hansi Kursch dei Blind Guardian e, oltre a questo, va ricordata per lo splendido break centrale intriso di stupefacente estasi mistica. Decisamente buona anche “Sprouts Of Time” ideale preambolo per la successiva “Morning Star” che, nella sua parte centrale, esplode in ritmiche dannatamente heavy e guitar-solo impressionanti. Nella leggiadra “Late Redemption” è il turno del guest-musician brasiliano Milton Nascimento, mentre tocca all’interamente strumentale “Gate XIII” chiudere alla grande il disco. Un lavoro davvero buono, che molto deve alla tradizione power metal tedesca, quest’ultima ben bilanciata con lo stile proprio della band; è inoltre doveroso spendere due parole riguardo ad Edu Falaschi, ancora una volta estremamente positivo e dotato di una timbrica simile a quella del suo predecessore Matos, anche se indubbiamente più aggressiva, peculiarità questa che diversifica abbastanza i due cantanti. Acquisto doveroso per tutti i fan della band che diventa ancora più appetibile nella versione limitata dell’album, comprendente il bonus DVD del concerto di San Paolo con tutti gli extra del caso, uscito da solo in precedenza. In attesa della risposta che sapranno dare gli Shaman di Matos voi non perdete tempo; uscite e correte a comprare questo disco!