7.0
- Band: ANGUISH FORCE
- Durata: 00:51:10
- Disponibile dal: 03/09/2018
- Etichetta:
- Dawn Of Sadness
- Distributore: Audioglobe
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Pur senza aver mai raggiunto effettivamente l’eccellenza, è innegabile che i bolzanini Anguish Force, negli ultimi quindici anni, siano riusciti a mettere d’accordo una discreta parte dei frequentatori dell’underground riguardo il buon livello qualitativo della propria proposta musicale, caratterizzata da un connubio ben bilanciato di heavy, thrash e power old school, in grado potenzialmente di stimolare il proverbiale appetito di tutti gli ascoltatori più affezionati alle sonorità metal classiche.
Il loro settimo album in studio, intitolato in maniera non proprio originale “Chapter 7”, si apre proprio con la title-track, la quale tuttavia non rappresenta nient’altro che un intro prima di cominciare a menare duro con la prima traccia “Karma’s Revenge”, sorretta da un riff abbastanza prevedibile di matrice tipicamente heavy/thrash e da una sezione ritmica da moshpit, insieme all’ottimo guitar work ad opera dell’accoppiata Luigi Guarino e Luca Mattarei. La successiva e più lenta “Don’t Lose The War” ci riporta alla mente i teutonici Rage del periodo primi anni ’90, pur senza convincerci particolarmente a livello di scelte musicali adottate, a differenza dell’aggressiva e fomentante “The Other 11° September”, che si posiziona immediatamente sul podio come potenziale miglior estratto dell’intero lavoro grazie al suo tiro da headbanging sfrenato e a un testo da leggere e analizzare, qui cantato e interpretato dal buon Kinnall dietro al microfono, la cui voce graffiante e tendenzialmente improntata sulle tonalità medio-basse si rivela ancora una volta azzeccata e d’effetto, anche se in alcuni passaggi dell’album avremmo forse preferito qualche sfoggio più acuto e ‘tenorile’, come ad esempio nella breve e veloce “Waiting For The Call”. In generale, l’adrenalina non manca all’interno della tracklist, nella quale troviamo altre fucilate del calibro di “Planned Earthquake” e “The Book Of The Devil”, alternate a momenti più lenti e cadenzati, ma senza mai sfociare in una vera e propria ballad; verso la fine c’è spazio persino per una sorta di suite da più di nove minuti, intitolata “So It Was”, e persino per una cover di “Thunder In The Thundra” dei Thor, decisamente una traccia tamarra e non particolarmente nota o prevedibile, che ci ha fatto davvero piacere sentire eseguita dai nostri cinque ragazzi trentini.
L’album nel complesso appare piuttosto gradevole e con alcuni estratti davvero ricchi di potenziale, che ci auguriamo verranno selezionati per essere inseriti nella setlist di un potenziale futuro tour, anche se si percepiscono ancora i difetti che da sempre caratterizzano gli album degli Anguish Force: in particolar modo per quanto riguarda una sorta di prevedibilità generale dei brani, tra i quali troviamo forse anche un paio di ‘filler’, abbinata a una produzione ben curata, ma con leggeri alti e bassi in alcuni determinati momenti. Ciò nonostante, l’ascolto procede via abbastanza spedito e con un più che discreto numero di spunti per permettere a un metallaro di esaltarsi.