7.0
- Band: ANHEDONIST , SPECTRAL VOICE
- Durata: 00:13:40
- Disponibile dal: 12/02/2020
- Etichetta:
- Dark Descent
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Uno split che è al tempo stesso uno sguardo al passato e uno al futuro. Da una parte gli Anhedonist, band ormai sciolta da qualche anno che vede finalmente pubblicata una traccia originariamente pensata per uno split (poi mai realizzato) con i Knelt Rote. Dall’altra, il fenomeno Spectral Voice, il quale presenta il primo brano composto dopo la pubblicazione dell’acclamato album di debutto “Eroded Corridors of Unbeing”. Un piccolo resoconto del passato, del presente e del futuro del filone death-doom americano, con gli Anhedonist che si segnalano con la ritmata (per i loro standard) “Abject Darkness”, canzone che non avrebbe sfigurato sul loro debut “Netherwards” (2012): tra Evoken, Disembowelment e primissimi My Dying Bride, la band, a sei anni di distanza dallo scioglimento, si rende protagonista di un ultimo colpo di coda con un episodio che rivela una struttura e un’ispirazione degne di questi nomi. La formazione di Seattle non si è data il tempo di maturare, ritirandosi dopo appena un disco, ma non si può dire che non avesse le idee chiare: in un panorama dove oggi ci si imbatte spesso in realtà oltremodo astruse, alfiere di proposte in cui poco viene approfondito e in cui si fatica a scorgere una direzione definita, gli Anhedonist avevano le carte in regola per realizzare qualcosa di importante. Da questo punto di vista, gli Spectral Voice sembrano assai più stabili e determinati: dopo il successo del succitato debut, il gruppo di Denver si è imbarcato in numerosi tour e non ha mai smesso di fare parlare di se. Con “Ineffable Winds” diamo un primo sguardo a ciò che il quartetto ha iniziato a preparare per il successore di “Eroded…” e la sensazione è quella di essere al cospetto di una band più che mai concreta. Nei sette minuti del brano, gli Spectral Voice non si perdono in inutili fronzoli e allestiscono una trama che non cambia di molto il registro mostrato sui lavori precedenti. Il pezzo, anzi, sembra quasi porsi a metà strada fra le atmosfere tetre e sfuggenti del full-length e la pesantezza e l’incedere possente del mini “Necrotic Doom”. Riff enormi e di facile presa vengono spezzati da quei subdoli arpeggi ormai cari al gruppo, mentre le occasionali accelerazioni vengono sottolineate dalle urla sempre più sguaiate del batterista/cantante Eli Wendler. Il contributo di tutta la band in fase di scrittura continua a garantire alla proposta degli Spectral Voice una certa freschezza e “Ineffable Winds” non fa niente per sporcare la reputazione dei ragazzi statunitensi. In definitiva, non possiamo che definire “Abject Darkness/Ineffable Winds” uno split davvero gradevole. Speriamo riesca a farsi ascoltare quanto merita.