8.0
- Band: ANIMOSITY
- Durata: 00:27:32
- Disponibile dal: /11/2006
- Etichetta:
- Black Market Activities
- Distributore: Audioglobe
Già definiti – assieme ai Job For A Cowboy – la risposta americana ai Decapitated per via della giovanissima età dei suoi componenti, gli Animosity sono una delle più grandi promesse della scena estrema USA. Originari di San Francisco, i nostri hanno esordito nel 2003, quando erano solo quattordicenni, con il full-length “Shut It Down” per la piccola Tribunal Records. Il disco uscì in sordina e non venne seguito da un tour vero e proprio perchè, come ovvio, nessuno nella band aveva la patente o poteva permettersi di non andare a scuola! Le cose sono iniziate a cambiare soltanto sul finire del 2005, quando i nostri – già più grandicelli – hanno siglato un contratto con la Black Market Activities (la label di Guy Kozowyk, il frontman dei The Red Chord) e hanno pubblicato “Empires”, il loro secondo album. A questo punto, gli Animosity hanno avuto finalmente la possibilità di andare in tour e il successo riscosso dalle loro esibizioni di spalla a Napalm Death, Malevolent Creation e Between The Buried And Me ha convinto la Metal Blade Records a ristampare il disco e a renderlo disponibile sul territorio europeo. E’ trascorso quasi un anno e mezzo dall’arrivo nei negozi americani di “Empires”, quindi non è proprio il massimo ritrovarsi solo ora a poter parlare di esso, ma, d’altronde, un lavoro tanto valido non merita affatto di passare inosservato dalle nostre parti. Gli Animosity, come dicevamo, sono una delle giovani band statunitensi più interessanti al momento in circolazione: cresciuti a pane e death-grind, ma con un solido background thrash e hardcore, i nostri hanno non pochi punti di contatto con la proposta dei succitati The Red Chord e Job For A Cowboy, ma possono vantare un approccio più marcatamente progressive metal e una padronanza tecnica addirittura superiore a quella di questi due act. Durante l’ascolto di “Empires”, ad esempio, vengono alla mente anche nomi come Carcass e Lamb Of God: questo perchè l’assalto sonoro del quintetto non è mai caotico o sopra le righe. I riff sono affilatissimi, ma sempre controllati, alfieri di un pizzico di melodia e perfettamente concatenati fra loro, nonchè sorretti da un lavoro di batteria a dir poco sensazionale, fra i migliori uditi negli ultimi tempi. Inoltre, non vanno sottovalutate le aperture southern metal alla Pantera/Soilent Green con cui i nostri hanno infarcito alcuni dei brani qui inclusi: sentirle esplodere all’improvviso dopo un serie impressionante di virtuosismi è una vera goduria! Dunque, tanta tecnica, ma anche dosi massicce di groove, per un risultato finale di non facilissima assimilazione, ma, al tempo stesso, neppure esageratamente contorto o astratto. L’unico vero difetto che ci sentiamo di segnalare è la breve durata complessiva del platter: un paio di brani in più non avrebbero certo guastato. Tuttavia, meglio ventisette minuti senza cali di tensione, che un tracklist più lunga ma magari con qualche filler. In definitiva, se amate il metal moderno in praticamente tutte le sue sfaccettature, “Empires” è l’album che fa per voi: procuratevelo e godetevelo, tenendo sempre a mente che gli Animosity torneranno fra qualche mese con il loro terzo full-length, che verrà prodotto niente meno che da Kurt Ballou dei Converge!