8.0
- Band: ANNEKE VAN GIERSBERGEN
- Durata: 00:37:32
- Disponibile dal: 20/09/2013
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: EMI
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A metà degli anni Novanta si ebbe una vera e propria esplosione di gruppi guidati da cantanti donna, soprattutto per quanto riguarda il gothic doom, ed il mercato fu quasi saturato dal numero di uscite e dalla continua nascita di nuovi gruppi; ok, di cantanti femminili alla guida delle band ce ne sono sempre state, ma la vera svolta per il genere arrivò con “Mandylion” dei The Gathering, nel 1995, che con il suo successo spalancò la porta al grande pubblico per un genere che ancora aveva molto da dare, e l’idea che, senza “Mandylion” ed il seguente “Nighttime Birds” a gettar luce dove prima c’era solo oscurità, oggi non avremmo molte delle band female fronted che amiamo di più è un pensiero tutt’altro che campato in aria. Il segreto del successo di “Mandylion” è la voce inarrivabile, e negli anni mai superata, di una (allora) giovane cantante al debutto, Anneke, all’epoca ventiduenne. Questa premessa per inquadrare i meriti passati del personaggio che oggi si presenta sul mercato con il suo secondo album da solista, dopo l’uscita dai The Gathering e dopo aver sciolto la band da lei fondata in seguito, gli Agua De Annique, prima di valutare quelli presenti. “Drive”, si diceva, è il secondo album da solista per Anneke Van Giersbergen, dopo il debutto “Everything Is Changing” dello scorso anno. La voglia di esplorare nuovi territori e di non darsi limiti che da qualche tempo sembra accompagnare Anneke oggi è forte più che mai, a quanto pare, perché da questo punto di vista “Drive” riesce addirittura a superare il precedente. Se “Everything Is Changing” era giocato in costante bilico tra elettronica ed alternative rock, qui le porte si spalancano ed abbiamo un mix totale tra rock, hard rock, punk, pop, alternative e mille altri generi, con la cantante che, forte di una personalità davvero esuberante, gioca continuamente con la propria voce come mai fatto prima, con vocalizzi sparsi per l’intero album del tutto inediti. Canzoni ottime, un songwriting che ora ricorda i primi Muse, e la canzone dopo i Cranberries di “No Need To Argue”, e poi ancora la Lady Gaga di “Born This Way”, per arrivare a Sonic Youth, Paramore e a umiliare il ricordo di Adele nella dolce “My Mother Said”. Produzione azzeccatissima, non completamente cristallina e un poco ruvida, per un disco perfetto. Da segnalare la traccia numero otto, “Mental Jungle”, nella quale Anneke duetta con il cantante turco di origini armene Hayko Cepkin, che ovviamente canta in turco, per un risultato delizioso. Se da Anneke è partito tutto un genere, dopo diciotto anni è ancora lei la regina: inarrivabile.