7.5
- Band: ANNEKE VAN GIERSBERGEN
- Durata: 00:41:32
- Disponibile dal: 26/02/2021
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Sony
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Ci sono album che, per essere pienamente compresi, devono essere ascoltati avendo ben presenti i fatti che hanno portato alla loro genesi. “The Darkest Skies Are The Brightest” è uno di questi e speriamo che il lettore ci perdonerà se inizieremo la recensione con una doverosa digressione nel passato recente di Anneke. Nel 2017 la cantante aveva annunciato al mondo la sua nuova band, i Vuur, dicendo molto chiaramente che, a partire da quel momento, la sua carriera sarebbe stata ben distinta: da una parte il materiale più pesante, che avrebbe sempre pubblicato con la nuova band, e dall’altra la sua carriera acustica, portata avanti in solitaria con il suo nome in copertina. Purtroppo l’album di debutto dei Vuur, pur avendo diverse note positive, non è stato indimenticabile. Anche sulle nostre pagine ne parlammo con toni positivi ma non entusiastici. Il rischio economico di fallire con un secondo album in studio era qualcosa di troppo difficile da gestire per la cantante ed il progetto risulta al momento in standby a tempo indefinito. Contemporaneamente Anneke si è trovata di fronte ad un’altra dura prova, a causa di una crisi matrimoniale che ha messo in crisi le certezze della vita quotidiana, fino a portarla ad un passo dalla separazione. Mettendo in pratica la filosofia orientale del kintsugi, ovvero l’arte di riparare gli oggetti rotti con metalli preziosi, non per nascondere le crepe, ma per valorizzarle, Anneke si è chiusa in studio e ha dato vita ad un lavoro intimo, riflessivo, scritto con l’urgenza di chi sa di essere ad un passo dal perdere il bene più prezioso e vuole fare di tutto per metterlo in salvo.
Il risultato di questo percorso è espresso perfettamente dal titolo dell’opera: le canzoni contenute nell’album sono al tempo stesso malinconiche e luminose; sofferte nella loro consapevolezza del dolore passato, spaventate dalla possibilità del fallimento, eppure al tempo stesso forti e piene di speranza, desiderose di mostrare il cielo stellato dopo una tempesta particolarmente violenta e buia. Le composizioni di Anneke attraversano stili e colori diversi: a volte accarezzano, come “Agape” o “Love You Like I Love You”, a volte invece si fanno più ritmate, andando a sfiorare il blues (“Lo And Behold”), passaggi più ritmati (“I Saw A Car”) e perfino il gospel (“Keep It Simple”). Gli arrangiamenti sono minimali, con una manciata di strumenti acustici su cui spesso si adagiano delicati interventi di archi e fiati, perfettamente esemplificati da “My Promise”, uno dei due singoli presentati in anteprima. La voce di Anneke è sempre eccelsa e con il tempo ha raggiunto un livello tecnico stratosferico, un controllo totale delle proprie corde vocali, capace di fare da contrappeso a quella freschezza e a quello slancio che per forza di cose non è più quello dei vent’anni. Questo non è un disco di vocalizzi virtuosi, eppure, quando la cantante si lascia andare, ne emergono dei passaggi da brivido, come ad esempio in “The Soul Knows”, un brano accessibile solo ad una voce inarrivabile come la sua.
“The Darkest Skies Are The Brightest” è un disco certamente consigliato, soprattutto a chi ama il lato più delicato della cantante olandese, e trovandoci di fronte ad un lavoro così personale e sentito, non vorremmo peccare di insensibilità nei confronti della vicenda di Anneke. Tuttavia ci sembra doveroso sottolineare anche un paio di aspetti che non ci hanno convinto del tutto, andando ad incidere sulla valutazione finale. Il primo aspetto è legato alla produzione, limpida e pulitissima, ma anche altrettanto asettica: addirittura, la scelta di usare tracce vocali sovrapposte, come nel caso di “Hurricane”, finisce per dare l’impressione di dover coprire delle magagne inesistenti per una voce pura come quella di Anneke. L’altra considerazione, invece, è legata agli arrangiamenti, in particolar modo delle chitarre. L’album è stato composto in solitaria e questo in tutta franchezza si sente proprio negli arrangiamenti: Anneke è un’interprete sublime, una brava autrice, ha un gusto melodico sopraffino, ma non è una chitarrista. Siamo certi che le medesime composizioni, supportate da una mano più esperta in fase di stesura, avrebbero avuto delle sorti addirittura migliori, arrivando alla vera eccellenza.
Al netto di queste piccole incertezze, non possiamo che consigliare questa preziosa pagina del diario della vita di Anneke, grati del fatto che abbia voluto condividerlo con tutti coloro che amano la sua musica. Ora il momento buio sembra essere passato, le stelle hanno ripreso a brillare e a noi non resta che aspettare il prossimo capitolo della ormai vastissima discografia di Anneke, accompagnati ancora una volta dalla sua voce d’angelo.