6.0
- Band: ANNIHILATOR
- Durata: 00:45:08
- Disponibile dal: 18/09/2015
- Etichetta:
- UDR Music
- Distributore: Warner Bros
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Jeff Waters è di nuovo solo e, chiuso il sodalizio più che decennale con Dave Padden, decide che è giunto il momento di tornare al microfono. I fan più scatenati degli Annihilator, forse, potranno plaudere a questa scelta, ma i più probabilmente ricorderanno che il buon Jeff non ha delle doti vocali paragonabili alla sua abilità chitarristica. E’ un peccato, perché alcune parti di “Suicide Society” potrebbero rappresentare alcuni dei migliori pezzi della band, almeno nell’ultimo periodo; l’opener è smaccatamente ottantiana e ha dei momenti strepitosi, che ricordano band come Testament o i cori della successiva “My Revenge” che sanno tanto di Exodus ed una melodia strappata dai migliori Metallica. Waters sa perfettamente come fare un gran disco di thrash old school e, finché resta su questi binari, il risultato è ottimo anche se non particolarmente originale (non che abbia molta importanza, visto il genere proposto). Se vi state già pregustando un grand disco, però, fermate il thrasher che è in voi; oltre alla già citata debolezza della voce, gli Annihilator sollevano subito il piede dall’acceleratore ed attaccano con un coretto seguito da un riffing dal sapore blues e proseguendo con una sorta di mid-tempo che non si capisce bene dove voglia andare a parare (“Snap”). Il disco si riprende con “Creepin’ Again” che, dopo un inizio stentato, trova un bel tiro e picchia veloce e cadenzata, ma con “Narcotic Avenue” si piomba di nuovo in un pezzo confuso, dall’incipit quasi hard-rock e con un assolo finale che appare totalmente fuori contesto, ma – sopratutto – si palesano fin troppo bene le carenze canore di Waters. Purtroppo “Suicide Society” abbandona, da qua in poi, quanto di buono ci aveva dato all’inizio, assestandosi su pezzi mid-tempo che risultano deboli e poco incisivi. Purtroppo i problemi di questo disco sono davvero troppi: non ribadiremo che la voce non è all’altezza; a parte pochi episodi, tutto sembra un po’ stentato come se la stessa band non fosse convinta del tutto di quello che sta facendo. Certo, ci sono un paio di pezzi notevoli, ma anche in questo caso siamo lontani dagli standard che si aspetteremmo dagli Annihilator: sentire Jeff Waters che cerca di fare thrash bay-area è triste, perché sappiamo tutti cosa potrebbe dare un musicista come lui e se non torneranno mai i fasti di “Alice In Hell” e “Never, Neverland”, la band potrebbe tranquillamente assestarsi sui livelli del precedente “Feast”, disco che aveva convinto sia la critica che i fan della band, mentre qua solo alcuni episodi, come detto, mantengono l’intero lavoro sull’orlo di una sufficienza risicata. Certo, se vi sono piaciuti gli Annihilator del periodo tra “King Of The Kill” e “Criteria For A Black Widow”, allora anche questo “Suicide Society” potrebbe fare per voi; altrimenti potete tranquillamente passare oltre.