7.5
- Band: ANOMALIE
- Durata: 00:27:46
- Disponibile dal: 09/11/2018
- Etichetta:
- Art Of Propaganda
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Usciti una volta per tutte dal cono d’ombra proiettato dagli Harakiri For The Sky e affrancatisi dal filone post-black metal con il terzo album “Visions”, gli Anomalie compiono un altro fondamentale passo nell’affermazione del proprio Io artistico con l’ep “Integra”. L’allargamento della line-up avvenuto con il disco precedente viene presto ripudiato dal leader Marrok, che ritorna ad essere pressoché unico membro della formazione, tenendo quale unico collaboratore per il lavoro in studio il batterista Lukas Schlintl. Opzione questa che non cambia di una virgola il filone narrativo della band, visto che il talentuoso polistrumentista austriaco ha sempre retto per intero il peso del songwriting. Il quale, ad ogni nuova uscita, assume una connotazione più mistica e intima, riuscendo a coniugare perfettamente forza, ardore, epos muscolare e una ricerca introspettiva di grande finezza. I tamburi cerimoniali, le chitarre acustiche e i cori soffusi in apertura di “Rebirth” immergono immediatamente in un crogiolo di atmosfere richiamanti gli antichi tempi del mito, ambientazione della quale Marrok si dimostra ogni volta di più un perfetto cantore. La sua voce maschia, ruvida, si sfoga in accorate invettive che mandano profondi messaggi filosofici, una chiamata alla parte istintiva degli uomini, affinché riabbraccino la loro vera essenza, spogliandosi delle convezioni sociali e culturali.
Tempi meditati e solenni conducono a un percorso di progressiva ascesi, mentre il riffing si divincola efficacemente in un tessuto armonico avvolgente, che guarda al passato novantiano del black metal, del viking, ma ha dentro di sé quella sensibilità emotiva manifestatasi appieno solo negli attuali anni ’10. Anche quando le velocità si alzano, l’impasto sonoro mantiene una sua peculiare morbidezza evocativa, mitigando l’irruenza con una carica emozionale degna dei migliori Bathory o Enslaved. L’uso della voce pulita, punto di forza già in “Visions”, assume un carattere ancora più forte e stentoreo in “Integra”, indugiando volentieri in parentesi corali che si soffermano a tratti in una densa serenità, altri in un’istintività primitiva, in alcuni momenti ancora protese a un fervore quasi liturgico. In “Aurora” il passaggio della voce fra un dedalo di stati d’animo segna indelebilmente il clima del brano, che da atmosferico si tramuta in un mirabile inno barbarico.
Quando gli Anomalie fanno leva su ritmi quadrati e chitarre furenti, in “Temples”, arriviamo quasi a una rivisitazione dei Doomsword di “Let Battle Commence”, grazie a un refrain rigonfio di cruento epos guerresco. Lo snodarsi di ritmi circolari e fughe in avanti verso orizzonti imperscrutabili è gestito con maturità da Marrok, compositore più abile nel miscelare soluzioni rarefatte e nient’affatto immediate e idee figlie di un metal primordiale, impetuoso, che sappia far battere il cuore prima che stimolare la mente. Concetti ribaditi anche dalla viscerale, sanguinosa “Delieverance”, dove cori da brividi controbattono alle urla rauche del mastermind, dandoci l’idea di rimanere in bilico fra estasi e caos, cristallina bellezza e immane devastazione. Un ep, “Integra”, che fa il paio con il full-length dello scorso anno, cui non gli è assolutamente inferiore e si propone a ideale prosecuzione di una storia, ormai lo sappiamo, lanciata verso l’eccellenza.