5.5
- Band: ANOXIA
- Durata: 00:41:05
- Disponibile dal: 01/02/2010
- Etichetta: Mighty Music
- Distributore: Masterpiece
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A sette anni dal precedente “Melanchollision” tornano sulle scene i Danesi Anoxia, con un full-length dal titolo quantomeno divertente: “A Lapdance For The Devil”. Il quartetto di Odense propone un power-thrash che ricorda da vicino quanto fatto dai Nocturnal Rites nell’album più aggressivo – ed anomalo – della loro discografia, quell'”Afterlife” che ha diviso in maniera profonda i detrattori della band. Contrastanti e non sempre convincenti le melodiche parti vocali di Lars Frederiksen: se da un lato il contrasto che si viene a creare con il riffing aggressivo di certi brani riesce a calamitare l’attenzione dell’ascoltatore, tale effetto viene completamente annullato quando i brani scivolano verso lidi più classici e meno aggressivi. Pur senza gridare al miracolo, si rimane piacevolmente colpiti dalla buona qualità del trittico d’apertura che ci consegna una band dotata di buona tecnica e che riesce a mettere in piedi tracce dotate di ritornelli orecchiabili e dannatamente catchy come la titletrack o l’avvincente “Risky on the Rocks”: purtroppo l’entusiasmo accumulato durante la parte iniziale del disco va un po’ scemando con il resto delle composizioni, dove accanto a riff calzanti e assoli di buona fattura inizia a fare la sua comparsa qualche ritornello non propriamente convincente e qualche melodia scialba che rende meno continuativo l’ascolto. Fortunatamente l’album si risolleva nella parte finale dove c’è ancora tempo per qualche traccia degna di nota, come la diretta e thrasheggiante “Flowers on My Grave”, l’incalzante ritornello di “My Prison” o la granitica traccia conclusiva “Hell Bent for Heaven”. Se da un lato le tracce che accentuano il contrasto tra riff rocciosi e cantato melodico possono ritenersi vincenti, dall’altro ci si trova a fronteggiare il rimanente lotto di canzoni che, se non totalmente disprezzabili, non riescono comunque a tenere testa alle loro controparti più aggressive. Un artwork intrigante e una produzione discreta purtroppo non risollevano le sorti di un disco altalenante: rimandati al prossimo album.