7.5
- Band: ANTEDILUVIAN
- Durata: 00:34:05
- Disponibile dal: 01/04/2013
- Etichetta:
- Nuclear War Now
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Contorto, disturbato, illogico. Un buco nero di proporzioni abominevoli, espressione di una delle più folli realtà del panorama extreme metal contemporaneo. Con questo nuovo disco sulla lunga distanza, il primo ad uscire per Nuclear War Now! dopo il raccapricciante debutto “Through The Cervix Of Hawaah”, gli Antediluvian gettano definitivamente la maschera, palesando un talento fuori dal comune nell’imbastire trame aliene e grottesche, avulse da qualsiasi logica commerciale. Al pari dei colleghi Ævangelist, Abyssal e Portal – autori di ottime prove nell’arco degli ultimi dodici mesi – il quartetto canadese si fa portavoce di un sound semplicemente agghiacciante, pescando a piene mani dalla tradizione dei maestri Incantation, dalle allucinazioni visionarie dei Gorguts di “Obscura” e dalla psichedelia corrotta dei Deathspell Omega per annientare i padiglioni auricolari dell’incauto ascoltatore nella maniera più spregevole possibile. Il risultato è un platter cacofonico e deforme, scandito come sempre dallo spaventoso guitar-work della coppia Haasiophis/Aedh Zugna – a metà strada fra Horror Illogium, Robert Vigna e Trey Azagthoth – e dalle urla gorgoglianti di Nabucodnosor, cantore di oscure litanie dal sapore lovecraftiano. Premuto il tasto “play” del lettore è come se le profondità insondabili dello spazio primigenio si materializzassero di fronte ai nostri occhi, plasmando i contorni di una dimensione soggetta esclusivamente alle leggi del Caos e dell’odio. Tenuti assieme da inquietanti sample di matrice ambient, i brani si giostrano tra sfuriate prettamente old-school e momenti di pura paranoia, in cui dissonanze e rallentamenti abissali contribuiscono ad accrescere quel senso di smarrimento già collaudato in passato ma che soltanto ora, grazie anche ad una produzione volutamente confusionaria, raggiunge il proprio apice di nefandezza. Composizioni mostruose del calibro di “Nuclear Crucifixion (Turning The Spear Inward)” e “Death Meta” – a detta di chi scrive gli episodi più riusciti del lotto – non lasciano spazio a dubbi: “λόγος” è un disco che per sua stessa ragione rifugge dal concetto di “normalità” e ragione, smuovendo le acque del nostro subconscio per tingerle di nera pazzia. Ascolto insensato e, forse proprio per questo, dannatamente affascinante.