7.5
- Band: ANTEDILUVIAN
- Durata: 01:05:45
- Disponibile dal: 01/09/2021
- Etichetta:
- Nuclear War Now
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Quando si sceglie di affrontare il discorso Antediluvian è impossibile non mettere in conto una cospicua dose di nervi saldi e abnegazione verso le deformità più raccapriccianti dello spettro black/death. Una realtà che, se da un lato non ha mai goduto dell’hype dei maestri Portal, le cui mosse vengono ancora oggi prontamente osannate dal pubblico e dalla critica, dall’altro non si può certo dire che abbia contribuito di meno alla definizione di un suono radicalmente contorto, estremo, spinto verso un’intangibile fonte di caos e orrore primigeni. Concetti che non appariranno nuovi ai temerari addentratisi nelle spire dei precedenti “Through the Cervix of Hawaah”, “λόγος” o dei numerosi EP e split licenziati in parallelo dal gruppo canadese, e che “The Divine Punishment” dimostra fin dalle primissime battute di riproporre con innato senso di alienazione e nefandezza, pur indirizzando i propri passi verso una dimensione impercettibilmente più ‘abbordabile’ (le virgolette sono d’obbligo).
Da un punto di vista stilistico, non si può dire che Mars Sekhmet, Haasiophis e Aedh Zugna siano cambiati chissà quanto; anche nel 2021, a otto anni di distanza dall’ultima prova sulla lunga distanza, il loro vagabondaggio non può prescindere dalle forme più allucinate (e allucinanti) del metal estremo, frullando le paranoie dei suddetti colleghi australiani, le fascinazioni perverse dei Carcass di “Symphonies of Sickness” e la barbarie del culto di Ross Bay (Blasphemy, Conqueror, ecc.) in un vortice illogico e asfissiante che sa essere sia notevolmente tecnico, sia incontrovertibilmente putrido. Partendo da questi capisaldi e dall’esperienza accumulata nel destrutturare e riassemblare certe soluzioni, gli undici capitoli della tracklist evidenziano però una maggiore cura formale e una ricerca atmosferica più accentuata, le quali rendono diverse parti dell’ascolto snelle e digeribili, sempre ovviamente in rapporto a quanto prodotto in passato.
Una resa sonora crudissima ma non per questo ascrivibile alla dicitura lo-fi, un vago ricorso a melodie dementi in grado (alla lunga) di farsi ricordare, impalcature ritmiche un filo più ordinate… da “Obscene Pornography Manifests in the Divine Universal Consciousness” a “Winged Ascent unto the Twelve Runed Solar Anus”, l’opera non manca mai di sconvolgere la mente e il fisico con le sue scelte dissennate, riuscendo tuttavia a farsi segnalare come il parto di una band perfettamente padrona della situazione, giunta qui all’apice della concretezza e del visionarietà in fase di scrittura. Se gente come Altarage, Pissgrave e Teitanblood ha fatto parte delle vostre ultime playlist, il trio di Edmonton vi scaraventerà una volta per tutte in un buco nero di depravazione e follia.