ANTEDILUVIAN – Through The Cervix Of Hawwah

Pubblicato il 06/12/2011 da
voto
7.5
  • Band: ANTEDILUVIAN
  • Durata: 00:36:02
  • Disponibile dal: 11/11/2011
  • Etichetta:
  • Invictus Productions

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Come si fa a parlare in maniera sensata dell’insensatezza più totale? Questa è la domanda che sorge spontanea nel tentare di iniziare un qualsivoglia ragionamento sul debutto di questa immonda band canadese. Allora giriamoci un po’ intorno nella speranza che in qualche modo il ragionamento si compia da sé, o che le parole vengano parlando, per così dire. Gli Antediluvian sono l’ennesimo parto di una scena death canadese che in anni recenti pare essere perennemente gravida di genio, e non se ne è ancora capito bene il motivo. Dopo i Mithocondrion e i Weapon, e senza mai dimenticare il seme dei Gorguts e dei Martyr, irrompono sulla scena death nordamericana questi quattro sconosciuti ragazzi, di cui si sa poco o nulla, con un album di avant-death metal contorto e distruttivo senza possibilità di riparazione. “Through The Cervix Of Hawwah” riprende il discorso da dove lo avevano lasciato i recentissimi e ispiratissimi Disma di “Towards The Megalith”, ma là dove gli americani impostavano tutto sulla gloria di una tradizione fiera e inscalfibile, gli Antediluvian decidono invece di spingere sull’acceleratore dell’ignoto per vedere fino a che punto riescono a deturpare ogni regola e inoltrarsi in un mondo fatto di totale aberrazione musicale, seppur partendo da simili presupposti. Siamo dunque senza ombra di dubbio nel regno del death più sperimentale e incontrollato, quello in cui le contaminazioni e la sperimentazione sono tanto onnipresenti quanto necessarie. Come i Disma, anche gli Antediluvian con “Through The Cervix Of Hawwah” hanno evidentemente fatto tesoro della lezione di Immolation e Incantation, ma non si sono fermati lì. Hanno anche portato con sé il glacialismo dei Mortician e lo hanno trasposto ad un livello successivo, fino a picchi di intensità che fanno quasi inorridire. E se questo è lo scheletro dell’Antediluvian sound, la carne che lo ricopre è di ancor più difficile classificazione e di ancor più deforme aspetto, con la mano dei conterranei Voivod e delle loro dissonanze cosmiche che gli si posa sulla fronte in segno di benedizione. La terra natìa, d’altronde, per entrambe le band è quella: come sbagliarsi? Scorie di kraut rock putrefatto, frammenti di space rock mummificato e una generale e pervasiva psichedelia decadente sono il sangue che scorre nelle vene di questo album immondo, e che ne ossigena le membra. Basta fare caso alla scelta delle voci gracchiate e infarcite di delay in alcuni dei passaggi più destrutturati del disco per capire che questi quattro pazzi di sicuro credono agli alieni, o che perlomeno hanno una fascinazione perversa per il cosmo e le sue fogne più remote e sconosciute. E se la dissonanza e un sound cosmico e “allagante” sono gli ingredienti inediti del sound dei Nostri, la tradizione fa anch’essa la sua sporca figura, splendidamente riproposta con delle voci talmente gutturali e cavernose da sembrare il suono stesso della putrefazione, da blastbeat e partiture percussive assolutamente fuori controllo e da riff così fulminei, abrasivi e assetati di sangue da evocare l’immagine di una segheria posseduta dal demonio in un immaginario libro di Stephen King. La complessità del suono di “Through The Cervix Of Hawwah” e la quantità di pazzia musicale indiscriminata e scellerata che vi sono state iniettate assicurano un lavoro denso, intenso e nauseabondo come se ne vedono pochi nel mondo del death metal oggigiorno. Ma va detto anche che il desiderio di “spingere” costantemente e quello di addentrarsi in sub-livelli ulteriori di cacofonia e delirio musicale totale a volte creano uno strano senso di smarrimento e confusione in chi ascolta – o patisce impotente, decidete voi la terminologia. Ma chissà, potrebbe sole essere solo un ulteriore dettaglio studiato a tavolino e del tutto previsto dalla band. D’altronde, subire cotanta distruzione non poteva certo essere un’operazione semplice e indolore. Comunque sia: lavoro notevolissimo, e ampiamente vincente grazie a un’originalità davvero non comune.

TRACKLIST

  1. Rephaim Sceptre.
  2. ...Through The Cervix Of Hawwah
  3. Intuitus Mortuus
  4. Scions Of Ha Nachash (Spectre Of The Burning Valley)
  5. From Seraphic Embrace
  6. Luminous Harvest
  7. Turquoise Infidel
  8. Gomorrah Entity Perversion Reborn
  9. Erect Reflection (Abyss Of Organic Matter)
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