6.5
- Band: ANTHRAX
- Durata: 00:33:41
- Disponibile dal: 19/03/2013
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Ad ascoltare “Anthems” degli Anthrax, sorgono molte domande. Perché un EP di cover, visto che la band ne ha già parecchie al suo attivo ? Perché scegliere band che non suonano né totalmente aliene, né molto affini allo stile dei thrasher americani ? Perché, poi, realizzarle così simili agli originali ? L’opener (Anthem, tratta dal secondo disco dei Rush) è identificabile come cover quasi unicamente dai suoni moderni (“Fly By Night” ha, infatti, dei suoni tremendi, pur considerando che è un disco del 1975). Quello che è indiscutibile sono l’abilità e la perizia tecnica di Scott Ian e compagni, che si cimentano in prove dai risultati eccellenti: non ci sono dubbi, gli Anthrax sono dei musicisti notevoli, più di quanto si possa intuire dai loro dischi “istituzionali”; ma sono pur sempre gli Anthrax e non hanno certo bisogno di dimostrare nulla a nessuno, anzi. E quindi si torna ai numerosi perché che questo EP pone. Accantonando la perplessità, resta la musica che – come sempre – è l’unica cosa che conta. Si apre con la già citata “Anthem”, in cui Caggiano e Benante regalano una prestazione tecnicamente impeccabile e Belladonna riesce a non sfigurare al paragone con la particolarissima timbrica di Geddy Lee. Si passa, poi, a “Jailbreak” dei Thin Lizzy. E’ forse il pezzo migliore di “Anthems”, quello in cui si sentono di più gli Anthrax che tutti conoscono: il pezzo si presta, il sound delle chitarre può farsi “cattivo” senza snaturare la canzone (va, appunto, tenuto a mente che l’intento evidente è un tributo a delle band e, quindi, i Nostri “interferiscono” il meno possibile); esperimento gradevole e, magari, una buona occasione per riscoprire la band irlandese, che in Italia è sempre stata piuttosto ignorata. E’ il turno degli AC/DC con “TNT”: il “coro” di Scott Ian è fantastico, Belladonna riesce a dare al pezzo una dinamica vocale che manca nell’originale (Bon Scott alla voce) ed il risultato è notevole; gli Anthrax sono irriconoscibili, certo, ma il pezzo è quello più personale tra tutti. Sotto a chi tocca: l’ AOR del primo disco dei Boston (stiamo parlando del disco omonimo, quello con “More Than A Feeling”, per inquadrare). La band si mantiene fedelissima all’originale “Smokin'” con tanto di Hammond. Ecco, gli Anthrax ed un Hammond: questo può dare la misura di “Anthems”, soprattutto considerando che né la band né lo storico organo sembrano in difficoltà a convivere. Si chiude con Cheap Trick (“Big Eyes”) e Journey (“Keep On Runnin'”), ed ancora vale quanto detto in precedenza. Si chiude con due versioni di “Crawl”, song presente sull’ultimo “Worship Music”, dal sound di certo più consono agli Anthrax che conosciamo, che paga un forte tributo a band come i Soundgarden ed un suo remix non proprio imprescindibile. “Anthems” palesa, se ce ne fosse ancora bisogno, la versatilità e la cultura musicale degli Anthrax, considerando che i pezzi scelti per le cover non sono certo tra i più noti delle varie band (non so quanti fan dei Rush conoscano “Anthem”), inoltre l’EP dovrebbe far parte di una special edition di “Worship Music” e può, quindi, essere considerato un omaggio in tutti i sensi: alle band tributate ed ai fan. Certo, in sé non è un pilastro della discografia della band di New York, come non lo fu “Penikufesin” (nonostante l’ottima accoglienza che ebbe a suo tempo) o “Attack Of The Killer B’s” (che, però, ebbe il merito di dar vita ad un tour storico con i Public Enemy). Insomma, se avete in mente di comprare “Worship Music” aspettate un po’ e vi porterete a casa un interessante “bonus”. Invece, come EP a se stante, può valere l’acquisto solo per i fan più incalliti degli Anthrax.