7.0
- Band: ANTHRAX
- Durata: 00:59:34
- Disponibile dal: 26/02/2016
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Sembra proprio che il 2016 possa essere considerato come l’anno della definitiva rinascita per le vecchie glorie arrugginite del thrash metal a stelle e strisce. Dopo che i Megadeth hanno deliziato i nostri padiglioni auricolari con l’ispirato “Dystopia”, i newyorkesi Anthrax rilasciano un’opera degna della propria prestigiosa effige, che si pone come un lungamente atteso erede del superbo “Persistence Of Time”. L’undicesimo capitolo in studio, rilasciato dal collettivo statunitense, sancisce l’esordio del chitarrista Jonathan Donais, membro storico degli Shadows Fall, chiamato a rimpiazzare con ottimi risultati il navigato polistrumentista Rob Caggiano, di recente passato alla corte dei Volbeat. Una buona parte delle incertezze emerse sul precedente “Worship Music” sono state cancellate con un colpo di spugna, per merito di una scrittura nel complesso più fluida, coesa e matura. Certo, compare ancora qualche battuta d’arresto imprevista scaturita dai ridondanti chorus della pretenziosa “Blood Eagle Wings” e della cadenzata “Suzerain”, sorta di b-side presa in prestito dai Nevermore meno ispirati. Anche la nervosa “All Of Them Thieves” gira a vuoto come una vite slabbrata, ma il resto della scaletta di “For All Kings” vanta un generoso ventaglio di soluzioni cangianti ed eclettiche, che spaziano dalle grandiose armonie vocali scolpite intorno alla melodica “Monster At The End” al multiforme costrutto sonoro della title track e di “You Gotta Believe”, episodi che testimoniano un rinnovato affiatamento artistico tra i protagonisti. “Breathing Lightning” è addirittura capace di regalarci soluzioni inedite, evidenziando a sorpresa una passione incondizionata di Joey Belladonna nei confronti del rock progressivo, rivelandosi un autorevole protagonista di una performance convincente. Al contempo, non mancano brani più efferati e coerenti con i dettami impartiti dal manuale del thrash metal come “This Battle Chose Us”, “Evil Twin” e “Zero Tolerance”, quest’ultima irrobustita da marcate incursioni nel caro e vecchio hardcore degli anni Ottanta. “For All Kings” si rivela dunque un colpo di coda inatteso, meritevole di rilanciare le quotazioni di un gruppo apparso troppo spesso incostante negli ultimi vent’anni della sua burrascosa attività. Un nuovo inizio.