6.5
- Band: ANTI-MORTEM
- Durata: 00:46:40
- Disponibile dal: 18/04/2014
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Dopo aver scritturato un paio di talentuosi collettivi del calibro di Scorpion Child e The Vintage Caravan, i vertici della Nuclear Blast stanno cercando di battere il ferro finchè è caldo, approfittando del rinnovato interesse suscitato nei confronti di una nuova ondata di leve agguerrite, impegnate a ringiovanire gli stilemi tradizionali dell’hard rock. In questa occasione tocca agli Anti-Mortem dimostrare al mondo intero di possedere le necessarie capacità di scrittura ed arrangiamento, per conquistare la platea innamorata delle sonorità vintage. Il curioso moniker deriva dal termine latino Antemortem (ossia, ‘prima della morte’) e tale concetto viene egregiamente rappresentato dalla copertina, nella quale vengono raffigurati alcuni simboli e immagini legati alla tradizione dello Stato sudista. Dotati di un look privo di fronzoli rafforzato da una sfrontata attitudine priva di ogni compromesso, i Nostri giungono al debutto a circa sei anni dalla propria costituzione con il qui presente “New Southern”, un lavoro indubbiamente piacevole, ma dal quale viene proiettato un fascio incostante di luci ed ombre. La giovane band, proveniente dalla cittadina di Chickasha in Oklahoma, appare devota al groove sabbathiano degli ultimi Pantera ed al contempo osserva con ammirazione il lavoro svolto da Black Stone Cherry e Beautiful Creatures. A differenza dei due compagni di scuderia, il sound degli Anti-Mortem strizza decisamente l’occhio al roboante metal americano del ventunesimo secolo, pur sfoggiando un solido background devoto ai seventies, ponendosi dunque come ponte ideale tra tradizione e innovazione. L’impeccabile produzione a cura del veterano Bob Marlette (Airbourne, Black Stone Cherry, Rob Zombie e mille altri) dona ai brani un sound moderno e devastante, mettendo soprattutto in risalto chitarre e batteria, al contempo laccato da una serie di rifiniture cesellate nei minimi particolari che solo un grande produttore è in grado di conferire. Nella prima parte della tracklist troviamo incastonati gli episodi più convincenti, che spaziano dall’inarrestabile panzer di “100% Pure American Rage” al groovy catramoso della title track, peraltro resa oltremodo brillante da un notevole chorus. “Hate Automatic” e “Words Of Wisdom” non avrebbero affatto sfigurato in un qualsiasi capitolo targato Black Label Society, ma curiosamente i Nostri raggiungono il picco espressivo con “Black Heartbeat”, intensa ballata che ci rimanda a marcati profumi post grunge dalla forte appetibilità radiofonica. Una nota di merito va sicuramente elargita al cantante Larado Romo, autore di una performance mozzafiato, baciata dalla notevole espressività conferita dalle sue corde vocali rivestite al titanio. La seconda parte del lavoro è fiaccata invece da un songwriting decisamente più incerto e poco incisivo sebbene formalmente inappuntabile, colpevole nel far calare eccessivamente la tensione accumulata nei cinque episodi precedenti. Le premesse per distinguersi dalla massa ci sono tutte: spetta solo alla determinazione di questi ragazzacci dell’Oklahoma di espandere i propri limiti, limando le proprie incertezze per spodestare dal trono i big internazionali del genere. Siete pronti a scommettere su di loro?