ANTIGAMA – Whiteout

Pubblicato il 08/07/2022 da
voto
7.0
  • Band: ANTIGAMA
  • Durata: 15/07/2022
  • Disponibile dal: 00:28:16
  • Etichetta:
  • Selfmadegod Records
Streaming non ancora disponibile

Era da un po’ che su queste pagine non si sentiva parlare degli Antigama, storica formazione grind polacca che dopo un avvio di carriera in crescendo, sancito dall’ingresso nel roster Relapse per la pubblicazione dei notevoli “Resonance” (2007) e “Warning” (2009), era via via tornata all’ovile dell’underground duro e puro, rilasciando una serie di lavori tra EP, split e full-length senza mai godere di troppa fortuna o visibilità. L’ultimo che ci era capitato di ascoltare – il mini “Depressant”, vecchio ormai di cinque anni – non ci aveva esaltato particolarmente, ma per fortuna sembra che a questo giro il quartetto di Varsavia abbia curato meglio le cose per consegnarci un disco magari non epocale, ma che di sicuro sa come difendersi e declinare il proprio discorso in maniera agile e funzionale, limitando le sperimentazioni e rispolverando una concezione di death/grind più asciutta e senza fronzoli.
Per un lungo lasso di tempo, infatti, i Nostri erano andati a braccetto con interferenze jazz e industrial/noise che ne avevano colorato le prove di grigio cemento e bianco asettico, secondo un gusto sperimentale per certi versi accostabile a quello di Noisear, Fuck the Facts e Cephalic Carnage, ma nel 2022 i primi nomi a venire alla mente sono quelli dei grandi padri del genere: Brutal Truth, Napalm Death, Nasum, Terrorizer… una fiera della compattezza che si riversa in una tracklist dal taglio più tradizionale rispetto a quello passato, con soltanto la conclusiva “2222” a rispolverare con fermezza le suddette istanze (si senta l’intervento di sassofono), e che possiamo dire abbia giovato al songwriting complessivo. Oggi Sebastian Rikicki e compagni sono chiaramente più a loro agio nel maneggiare delle classiche carneficine a base di riff al vetriolo e ritmiche dinamitarde, e sebbene dopo un avvio al fulmicotone alcune soluzioni inizino a ripetersi, appiattendo un po’ l’ascolto, non si può dire che “Whiteout” fatichi a mordere o a mantenere salda la presa, anzi. Il guitar work è vivace, l’andamento dei singoli episodi fluido e accattivante, e le varie spezie – forse proprio perché centellinate – risultano saporite al palato, per un’opera più che degna di rappresentare questi veterani in giro ormai dal 2000. Bel colpo di coda.

TRACKLIST

  1. Undeterminate
  2. Debt Pool
  3. Holy Hand
  4. Dust Farm
  5. Disasters
  6. Unclear Conversions
  7. Align
  8. Muteness
  9. Hindrance
  10. The Howler
  11. 2222
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