9.0
- Band: ANTIMATTER
- Durata: 00:47:14
- Disponibile dal: 13/04/2007
- Etichetta:
- Prophecy Productions
- Distributore: Audioglobe
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Alla fine del 2005, Duncan Patterson, la mente geniale che aveva reso indimenticabili tante pagine degli Anathema e degli Antimatter, decise di fondare una nuova band, chiamata Ion, abbandonando al suo destino il compagno di viaggio Mick Moss. L’idea di lasciare gli Antimatter era già nell’aria da tempo, addirittura da prima della pubblicazione dell’album precedente, “Planetary Confinement”, che però era stato comunque completato dai due musicisti, sebbene in sessioni di registrazione separate e ben distinte. Nonostante questa decisione, Patterson, in qualità di co-fondatore del gruppo, nonchè il nome più noto agli occhi del pubblico, non si impuntò affinché la sua creatura cessasse di esistere, ma lasciò semplicemente le redini in mano a Mick che, rimboccatosi le maniche, si mise subito di buona lena al lavoro sulle nuove composizioni.
Mick Moss era sempre stato uno dei cardini degli Antimatter, fin dal primo album “Saviour”, ma, di fronte ad un cambiamento così radicale negli equilibri della band, sarebbe stato forse lecito e comprensibile al tempo trovarsi di fronte ad un disco interlocutorio, instabile nel suo nuovo assetto. “Leaving Eden”, invece, pubblicato nel 2007, compì il miracolo, affermandosi anche a distanza di anni come uno dei capitoli più emozionanti della storia di questa particolare entità. Moss, libero dalle inevitabili costrizioni di chi deve condividere il processo creativo con un’altra grande personalità, dà sfogo nell’album alle sue emozioni più profonde, creando una manciata di canzoni di livello altissimo, quasi prive di cali qualitativi e capaci di vette di lirismo assoluto. Musicalmente, “Leaving Eden” abbandona in parte la strada del minimalismo del precedente lavoro: tornano a farsi sentire le chitarre elettriche, creando le basi per quel dark/alternative rock che rimarrà il fondamento del sound degli Antimatter negli anni successivi.
L’artista inglese, da buon polistrumentista, si occupa di quasi tutti gli strumenti e, finalmente, di tutte le parti vocali, che Patterson affidava spesso a voci femminili. Ad accompagnarlo, giusto un piccolo ensemble di ospiti e soprattutto un amico di vecchia data, Daniel Cavanagh degli Anathema, che compare in diversi brani dividendosi tra preziosi interventi di chitarra ed il pianoforte. Abbiamo così splendide composizioni elettriche, come l’iniziale “Redemption”, “Another Face In a Window”, o la title-track, in cui Moss ci allieta in momenti di pura e liberatoria catarsi, alternati a passaggi caldi e cullanti, con la sua voce calda a darci conforto e le corde delle chitarre acustiche a cercare di lenire un po’ il dolore, non con la speranza, quasi assente nella poetica degli Antimatter, quanto più con la condivisione di un destino comune ed ineluttabile. Qui, forse, il musicista regala i momenti più alti dell’album, come la splendida “Conspire” o “Fighting For A Lost Cause”, attimi di una intensità straziante e difficilmente eguagliabile. Eccellenti, infine, anche gli episodi puramente strumentali: “Landlocked”, rarefatta e minimale, e la meravigliosa “The Immaculate Misconception”, guidata dalle dita di Daniel Cavanagh al pianoforte.
La scelta di alternare momenti delicati e acustici a passaggi più robusti ed elettrici si rivela vincente sotto ogni aspetto, in un gioco di variazioni intelligente e ben dosato: se, infatti, il sentimento generale dell’album resta quello di assoluta disperazione, l’abilità di Moss nel porre il giusto accento ai diversi passaggi fornisce alla sua scrittura una tavolozza di colori più profonda. I momenti spogli e sussurrati appaiono ancora più intensi e affranti, mentre quelli elettrici, pur non essendo mai estremi, ne escono rafforzati, come un suono improvviso che squarcia il silenzio. Ed è forse proprio il perfetto equilibrio tra le parti la principale qualità di “Leaving Eden”: ogni pennellata di Moss si trova nel punto giusto e nel ‘quando’ giusto, creando uno di quei rari momenti di perfezione in cui ogni aspetto – dalla scrittura agli arrangiamenti, fino al contributo degli ospiti – è clamorosamente a fuoco. La carriera di Mick Moss e dei suoi Antimatter è andata avanti negli anni, mantenendo sempre un livello qualitativo eccellente, ma ancora oggi “Leaving Eden” rappresenta un gioiello da non perdere ed un vero e proprio spartiacque nella storia di questa eccezionale realtà.