6.5
- Band: ANTROPOMORPHIA
- Durata: 00:39:00
- Disponibile dal: 24/02/2017
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Le sonorità degli Antropomorphia continuano a legarsi ad un death metal vecchio stampo velato di occultismo e di una nemmeno troppo vaga patina kitsch (notare la solita finissima copertina). In questo terzo album per Metal Blade Records, gli olandesi mescolano nuovamente spunti alla primi Death con omaggi a Celtic Frost e occasionali approcci a quadrature che richiamano realtà loro connazionali come Pentacle e Hail Of Bullets. Ognuno dei nove pezzi tende a partire in modo piuttosto robusto, facendo intendere una prevedibile orgia di potenza e ignoranza, ma spesso la manovra della band finisce per diluirsi in un climax più contemplativo e atmosferico, evitando però eccessi di drammaticità e quella ridondanza ossessiva che possa, anche solo lontanamente, evocare un afflato black. Approccio tenebroso, ma possente e concreto, con una varietà strumentale lungi dall’essere ampia, tuttavia sostanzialmente funzionale per le mire dei Nostri. Brani dall’incedere marziale, intarsiati tra frenesia e decadenza, si alternano ad episodi più tradizionali. “Sermon ov Wrath” si lascia ascoltare ed è a tratti accattivante in certe tenebrose aperture; nel complesso però la concettualità di fondo tende a sfilacciarsi in una serie di riferimenti sin troppo palesi e raramente radicati in un songwriting davvero ispirato. Tutto si posa in un equilibrio senza infamia e senza lode che cattura solo le sfumature più superficiali dell’emotività. Paradossalmente, la traccia più interessante e memorizzabile si rivela essere “Crown ov the Dead”, la canzone meno “trve” del lotto, nella quale gli Antropomorphia sperimentano con ritmiche più blande e un curioso cantato femminile a sottolineare le arie horror. Che il vero talento del gruppo di Tilburg risieda lontano dal death metal?