7.0
- Band: ANVIL
- Durata: 00:50:09
- Disponibile dal: 14/02/2020
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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“Nabbed in Nebraska, smoking weed ain’t no criiiiiime”. E’ con questo anthemico e liberatorio refrain nel cranio che celebriamo l’ennesima martellata di metallo riversata sulle nostre teste dai mitici Anvil. Steve ‘Lips’ Kudlow e Robb Reiner sono tornati con il loro carico da novanta: coerenza, lealtà, passione e tanto, tanto sudore. Questa la loro ricetta di vita, immutata nel tempo, nonostante tutte le mode del momento: una formula che, come sottolineato più di una volta dallo stesso Kudlow, non si è piegata alla legge del music business pur pagando lo scotto in fatto di notorietà. Poco importa, l’attitudine ipercontagiosa dagli Anvil è di quelle semplici ed irrimediabilmente essenziali. Una predisposizione che si rivela, per la diciottesima volta in oltre quarant’anni di carriera, anche nel qui presente “Legal At Last”: cinquanta minuti di acciaio sonoro in cui, a testimonianza del marchio di fabbrica canadese, riff diretti, d’immediata memorizzazione, si incollano ai ritmi, più o meno sostenuti, imposti da Reiner. Poche sperimentazioni, zero elucubrazioni mentali, gli Anvil fanno quello che hanno sempre voluto fare, solo ed esclusivamente per il puro piacere di farlo. Steve, Robb, Chris ed il loro inconfondibile incudine che, per l’occasione, si è trasformato in un autentico bong, dando così maggior rilievo al titolo stesso dell’album: “Legale, finalmente!” facendo riferimento alla legalizzazione della cannabis in terra canadese avvenuta un paio di anni fa.
Un evento che gli Anvil hanno voluto rimarcare un po’ in tutto il full-length, a partire dalla titletrack, una sorta di inno dal forte sapore motorheadiano, seguita dalla già menzionata “Nabbed in Nebraska”, contraddistinta da un divertentissimo videoclip, uscito un paio di mesi fa, il cui riff rimanda per forza di cose ad una certa, quanto storica, “Metal On Metal”. I due pezzi, insieme a “Chemtrails”, indirizzano la struttura di “Legal At Last”: brani più rapidi e di facile presa (la rockeggiante e ultra-old school “I’m Alive”, “Glass House” e “Food For The Vulture”) lasciano il posto ad episodi più lenti e pesanti, anche troppo a volte (“Gasoline”). Tutti comunque dettati da quella dannata forza intrinseca che gli Anvil hanno sempre avuto e dimostrato: un’energia da vendere che, chiudendo pure un occhio di fronte all’ugola strozzata del buon Lips, riuscirà ancora una volta a farvi scapocciare a destra e a manca, con tanto di corna alzate.