8.0
- Band: AODON
- Durata: 00:46:24
- Disponibile dal: 09/06/2023
- Etichetta:
- Willowtip Records
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Non cessano di incuriosire, gli Aodon: al terzo full-length con questo “Portraits”, i francesi (in realtà in studio si tratta di una one man band guidata dal polistrumentista M-Kha) sembrano ormai aver trovato una propria formula carica di ispirazione. A tre anni da “11069”, il disco mantiene ed eleva ulteriormente la freschezza del predecessore, ponendosi quasi come sostanzioso e autorevole post scriptum. L’album segue infatti una cifra stilistica ormai consolidata, fondata su un black metal teso e al contempo evocativo, freddo nei toni, eppure ricco di armonia ed eleganza, in cui le sinuose melodie – ormai vero marchio di fabbrica del progetto – si alternano con collaudata tempestività.
Il sound prodotto dal musicista transalpino riesce a ben bilanciare l’asetticità intrinseca di quel black metal che flirta con sfumature elettroniche con una verve più genuina e istintiva, alternando grazia, paranoia e sostanza.
All’interno di un equilibrio formale che si traduce in una musicalità pronunciata, un vero e proprio edificio sonoro nel quale riecheggiano suoni e atmosfere provenienti da varie correnti e fasi della lunga storia black metal, gli Aodon riescono a riunire in una propria visione musicale avanguardia, classicismo e una peculiare vena orecchiabile, quest’ultima puntualmente sottolineata da un continuo viavai di melodie che palesano ricerca di astrazione e al contempo un gran gusto armonico. “Portraits” – un concept album con il quale la band ci presenta nove individui, uno per ogni traccia, a cui viene collegato un elemento diverso (miseria, ego, dipendenza, fede, violenza, obbedienza, abuso, distruzione, amore) – è un lavoro che si inscrive perfettamente nel gioco dei corsi e ricorsi storici, ora seguendo piuttosto fedelmente certe correnti contemporanee, ora osando rompere gli schemi canonici per poi riscriverli in maniera più personale, donando all’ascoltatore la possibilità di una raffinata e avvolgente esperienza che appaga e gratifica tanto la mente quanto il cuore. Il disco esce per Willowtip, ma potrebbe perfettamente rientrare anche nel catalogo Debemur Morti o Les Acteurs de L’Ombre Productions, grazie alla sua formula emotiva e al contempo destabilizzante. Un gioco di contrapposizione di mood in cui le varie anime della musica si esaltano in un’espressività intensa e potente, esprimendo un respiro personale e autentico che può vagamente rimandare ora ai Mgla, ora ai The Great Old Ones, ora ai Blut Aus Nord, ora ai Grave Circles, senza tuttavia mai assestarsi completamente su uno di questi registri. In sintesi, una prova estremamente curata, ricca di sfaccettature, avvolta da una produzione molto azzeccata, le cui finezze di certo non sfuggiranno all’orecchio più attento.