7.5
- Band: AORLHAC
- Durata: 00:53:07
- Disponibile dal: 24/09/2021
- Etichetta:
- Les Acteurs De L'Ombre Productions
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I francesi tornano sulle scene con una line-up rinnovata per metà: accanto ai fondatori NKS e Spellbound troviamo Wÿntër Ärvn, alla chitarra e seconda voce, e K.H., già in forza alla storica black/viking band Himinbjorg, dietro alle pelli. L’attuale formazione è stabile da tre anni, quindi da poco dopo l’uscita di “L’Esprit Des Vents”, un disco che non ci aveva convinti principalmente per tre motivi: il songwriting abbastanza piatto, una produzione che penalizzava le sfumature e alcune scelte stilistiche che non abbiamo trovato ben in linea con la proposta generale (un lavoro che però, riascoltato a distanza di tempo, capiamo di aver giudicato probabilmente in modo troppo severo).
Questo “Pierres Brûlées” prosegue, stilisticamente, sulla linea dei suoi predecessori, ovvero black metal dalle forti tinte epiche e pagane, in linea con le tematiche legate alla tradizione occitana e alla storia medievale della regione da sempre care agli Aorlhac. Dal punto di vista qualitativo le nuove composizioni segnano un netto miglioramento rispetto al recente passato, con una produzione all’altezza delle trame sonore proposte dai francesi e con una scrittura varia e fluida: via gli accenni al death metal e linee vocali più curate ed espressive. L’incipit “La Colère Du Volcan” è un biglietto da visita fiero e melodico che ci mostra da subito che abbiamo per le mani un disco solido e ben a fuoco, mentre “Vingt Sièges, Cent Assauts” ha accenni black/thrash che si mescolano alle tessiture pagan/black cui ci hanno abituato i musicisti francesi in modo perfettamente armonioso. Si prosegue su binari interessanti e soprattutto diversificati in termini di costruzione, cambi di tempo e riff, e se “Nos Mes Aux Mornes Idées” si rivela uno dei brani migliori del lotto, con un incedere incalzante e alcune soluzioni melodiche che fanno presa e si fanno ricordare (cosa difficilissima in un’epoca di sovrapproduzione discografica), “Averses Sur Peyre-Arse” rappresenta un malinconico intermezzo acustico, breve isola di pace che anticipa l’ultima – bellicosa – parte del disco. “La Guerre Des Esclops” in particolare è un brano violento e diretto che riprende e amplia le suggestioni anni ‘80 già citate: in generale l’intero lavoro gode di un gusto melodico che guarda alla tradizione più e meno recente – quindi Bathory e Destroyer 666 ma anche l’heavy classico – senza per questo snaturare il sound della band, che resta ben riconoscibile (complice anche il cantato in francese) o risultare in qualche modo forzato. Piuttosto, sono queste ‘iniezioni’ – già parzialmente presenti nei precedenti lavori ma mai perfettamente integrate – a dare nuovo slancio e solidità a quello che risulta un deciso (e sorprendente) passo in avanti, consigliato a chi si nutre di questo tipo di sonorità e non solo allo zoccolo duro di fan del gruppo.