7.0
- Band: AORTES
- Durata: 00:46:44
- Disponibile dal: 28/02/2023
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Per i lituani Aortes “Devouring Gloom” è l’inizio di una nuova era, dopo il cambio di nome dal precedente moniker Autism. Riavvolgendo il nastro degli accadimenti e delle opere passate, osserviamo che la compagine baltica ha mutato pelle diverse volte nel corso degli anni, approntando dei forti mutamenti a un discorso, inizialmente, dalle forti connotazioni post-rock.
Un’interpretazione, nei primi passi, piuttosto canonica del genere, quella compiuta attraverso l’esordio “Falling Motion”. Già con il secondo full-length “Film Noir” si avvertiva un ampliamento del raggio d’azione e una voglia di raccontarsi più meditata e non necessariamente legata a registri canonici: l’idea di uno stile cinematografico, capace di allargarsi a un racconto emotivo di ampie prospettive, pur senza l’ausilio di una voce principale, prendeva il sopravvento, assieme a un intimista alone notturno, a levigare una musica fattasi più potente che agli esordi.
Il vero salto di qualità andava però cercato nello splendido “Have You Found Peace?”, piccolo gioiello underground del 2019: un album post-metal a tutti gli effetti, diviso tra una componente che potremmo definire ‘classica’, legata al retaggio dei Cult Of Luna e loro adepti, e una delicata introversione, una vena tormentata e depressa tipicamente esteuropea che ne faceva emergere un’anima fragile e addolorata. Ciò a delineare i drammatici contorni di un concept cupo e misterioso, così dettagliato e particolareggiato da richiedere una voce principale, quella duttile e frastagliata di Krzysztof Traczyk dei polacchi ROSK.
I lavori sul seguito di tale fortunato album si sono quindi incagliati, tra strascichi della pandemia e cambi di line-up, con conseguente improvvisa svolta sonora e, appunto, la decisione di abiurare al precedente nome, non più indicatore delle rotte della band. L’abbandono del chitarrista Karolis e l’entrata in formazione in pianta stabile del cantante Andrius hanno ridisegnato la conformazione del gruppo, ora un quartetto con una sola chitarra e una direzione stilistica radicalmente modificata nelle sue fattezze.
Eccoci allora a farci investire dalla rabbia rancorosa e disperata di “Devouring Gloom”, che ci mette un attimo a tranciare i collegamenti con “Have You Found Peace?”, portandoci piuttosto in un contesto di bollori apocalittici, distorsioni strazianti e urla disperate collocabili in ambienti post-core/sludge, inquinati di pennellate black metal. Se in precedenza erano i crescendo composti di chitarre e sezione ritmica, l’addensarsi del suono in mareggiate ordinate e perfettamente levigate, le melodie malinconiche, a dare personalità e carattere agli – un tempo – Autism, oggi sono il divorante pessimismo e l’alienazione disperata a conferire nerbo e ferocia agli Aortes.
Ad un primo approccio, l’impatto deragliante delle partiture virate al post-core travolge e seppellisce sotto un’indomabile coltre di feedback e armonie nerastre, perpetuando la lezione dei Celeste, dei Breach più fisici, e di accaniti follower come Rorcal ed Hexis. Un’idea sonora fitta di angosce, tormenti e veicolante una pressione costante sull’ascoltatore: qualcosa che, passati diversi anni dalla prima comparsa di tali commistioni, appare anche piuttosto ricolma di cliché.
Va dato modo a “Devouring Gloom” di decantare, prendersi i suoi spazi e abituare le orecchie alla sua miscela, facendoci meglio conoscere le alternanze di focosità e sinistra sospensione, indotta quest’ultima da rallentamenti nient’affatto originali o chissà quanto studiati, ma sufficienti a portare dinamismo e atmosfera malata all’interno delle singole tracce.
Le soste in impenetrabili radure nebbiose, sorrette magari soltanto da un pericolante scheletro di chitarra acustica, ammorbano quanto basta di paura prima di ricascare in un’altra accelerazione, o in un mid-tempo doomeggiante scorticato da urla hardcore. Sono piccoli momenti, accadimenti saltuari, necessari comunque a rompere l’assedio e dare un piccolo tocco di umanità a partiture altrimenti spietate e in costante, annichilente, pressione. Dell’incarnazione precedente del gruppo, a conti fatti, rimane proprio poco, se non la sensibilità nel condurre la musica verso la tragedia: con gli Autism ciò avveniva in un modo più educato e sommesso, mentre negli Aortes è il caos a dominare, lo scontro di ritmiche, chitarre e voce in un vortice di nuda sofferenza.
Si segnalano nel marasma la riuscita cover di “Something In The Way” dei Nirvana, divisa tra una prima parte sussurrata e una seconda, invece, perfettamente incastonata nel canovaccio del disco, e l’opener “While I Wilt”, che proprio per il suo non affondare i colpi nella violenza emerge nella tracklist.
L’impressione complessiva è quella di una band entrata completamente, e con sicurezza, in un’altra dimensione, alla quale però sembra difettare in parte l’estro che caratterizzava gli Autism: gli Aortes, per quanto bravi nel proporsi in questa nuova veste, stanno in scia a una corrente di pensiero assai sfruttata negli ultimi dieci-quindici anni. Mentre i contenuti di “Have You Found Peace?” brillavano di luce propria. Vedremo se in seguito questi musicisti riusciranno ad ampliare gli orizzonti e riportarsi su vette di eccellenza.