7.0
- Band: APHONIC THRENODY
- Durata: 01:02:50
- Disponibile dal: 31/10/2014
- Etichetta:
- Doomentia Records
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Fondati soltanto due anni fa, grazie all’unione d’intenti messa in atto dal chitarrista/bassista Riccardo V e dal vocalist Roberto M, gli Aphonic Threnody, combo composto da musicisti provenienti da varie nazioni (fra cui l’Italia) e quindi di non definibile origine geografica, hanno già avuto modo di solleticare i palati underground del loro sottobosco di genere, quella scena doom e funeral doom che, senza mai conoscere esplosioni commerciali di vasta portata, è comunque costantemente gravida di progetti validi e interessanti fin da epoche antiche. Con l’EP “First Funeral” (2013) e con i due split targati 2014 (in compagnia di Ennui prima e Frowning poi), il sestetto transnazionale ha sollecitato l’attenzione della Doomentia Records, che ora pubblica in formato digitale il debutto full-length della formazione, intitolato “When Death Comes” e presentato da una cover decisamente eloquente (una capra morta – se si tratta poi di una capra – e in decomposizione ha sempre un certo impatto). Cinque pezzi inediti, a testimonianza dell’alta produttività che finora caratterizza questo vero e proprio collettivo doom, per un’ora e passa di durata del lavoro: dunque sì, siamo certamente in territori doom metal. Gli Aphonic Threnody però, per fortuna, non hanno l’ambizione, spesso rischiosa, di suonare un funeral catatonico e catacombale, dalle abissali lentezze, bensì preferiscono abbandonarsi alla decadenza e al romanticismo di un doom-death metal melodico e anche quasi accattivante, dando spazio a cambi d’atmosfera e ritmo piuttosto che a tentacolari visioni ipnotiche e riverberanti all’infinito, spesso veicoli di morbosità nel funeral più estremo. I ragazzi, caratterizzati in line-up dalla dolciastra presenza del violoncello di Abel L e dalla sapiente cupezza delle tastiere e del pianoforte di Juan E, partono dalla scena britannica dei Nineties e da quella finnica del decennio successivo, attaccandoci la solennità e la fumosità senza speranza degli Esoteric, per ottenere un sound sì mortifero, desolante e disperato, ma che anche corre incontro alla morte e alla sua realtà con enfasi e pathos, quasi in preda ad uno speranzoso delirio rituale, speranzoso in quanto folle. L’annichilente incedere dell’iconica “Death Obsession”, lunga quasi diciotto minuti, è pregno di feeling lugubre e rassegnato nel quale il riffing praticamente monocromo e il growl/scream avvolgente fanno sì che salgano lentamente sugli scudi, dopo ascolti concentrati, gli arrangiamenti sopraffini e l’afflato progressivo del pezzo. Una tale gigantesca suite, d’altronde, non rende al meglio gli Aphonic Threnody, che sprizzano più brillantezza e ispirazione quando attestano le loro composizioni a poco più di dieci minuti di lunghezza e quando dinamizzano maggiormente le trame doomy: ecco perché “Dementia” e “The Children’s Sleep” ci paiono chiaramente più piacenti. Lungo tutta la durata di “When Death Comes”, comunque, si respira aria di classe cristallina e la giusta atmosfera che deve avere un lavoro di siffatta matrice stilistica. Insomma, un’opera che, fosse solo uscita all’epoca di “Pentecost III” degli Anathema o di “Turn Loose The Swans” dei My Dying Bride, avrebbe fatto centro pieno dalle distanze più lontane. Ottima scoperta dal sapore nostalgico, dunque!