8.0
- Band: APHOTIC
- Durata: 00:44:08
- Disponibile dal: 24/03/2023
- Etichetta:
- Nuclear Winter Records
- Sentient Ruin
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Si tratta tecnicamente di un esordio assoluto, ma l’esperienza in casa Aphotic non manca. Questa nuova band in uscita per Nuclear Winter Records e Sentient Ruin Laboratories è infatti formata da alcune vecchie conoscenze del circuito underground lombardo.
Il quartetto guidato da Nicolò Brambilla (Blasphemer, Fuoco Fatuo, Ekpyrosis) si presenta con una prima prova discografica che sulle prime lascia un poco disorientati, nell’accezione positiva del termine. La loro miscela di death metal e ambientazioni lisergiche sfugge infatti alle etichette più semplici, tanto che, anche quando si riesce, in qualche modo, a individuare dei punti di equilibrio attraverso i quali poterli codificare, gli Aphotic si ripresentano cambiando la calibratura degli elementi costituenti tale amalgama. C’è da constatare quanto l’atmosfera che caratterizza l’intero “Abyssgazer” sia più torbida che mai: un’aria che in vari punti sembra votata alla sacralità, ma allo stesso tempo fortemente ancorata alla terra. Alla ritualità, alle origini, alla primordialità, a tutto ciò che lega l’uomo ai suoi interrogativi. Di pari passo, il sound – incentrato su un death metal e un death-doom di varia ascendenza – si conferma puntualmente ossessivo, contraddistinto da sonorità ruvide e al contempo vagamente esotiche, che potremmo pensare come colonna sonora di un immaginifico lungometraggio, tra minimalismo e contrappunti. Con la sua alternanza fra riff stentorei e subdoli arpeggi, “Abyssgazer” dà luogo a una escursione sonora enigmatica e senza tempo, una sorta di volo planare che sorvola la fierezza di Dead Congregation e Krypts, il respiro ipnotico e suadente dei Bolzer e il classicismo sposato ai ritmi industriali di certi Triptykon. Traccia dopo traccia, emerge sempre più la particolare vena atmosferica della band, capace di allestire un suono dove vecchie e nuove forme di misticismo sembrano mescolarsi con una futuribile archeologia digitale. Un concept all’interno del quale risalta quella sensazione di vivere un’esperienza immersiva in quello che è un sogno a occhi aperti, una realtà ovattata, a volte fatta di sussurri e di piccoli dettagli che sulle prime appaiono sfuggenti, per poi acquistare di concretezza ed esplodere in un movimento corale, scarno quanto solenne.
La proposta degli Aphotic parte dal mondo death metal, ma, a conti fatti, finisce poi per posizionarsi nuovamente in territori musicali di confine, affidandosi a un articolato crescendo emotivo e rivelando una costante spinta verso la ricerca e la ridefinizione di uno stile che rimanga in ogni caso fresco e personale. Un debutto che esprime subito una propria maturità e che non perde tempo nel confermare come questa nuova formazione lombarda sia tra le più avvincenti realtà presenti sul panorama nazionale – e non – al momento.