8.0
- Band: ÅRABROT
- Durata: 00:41:57
- Disponibile dal: 13/10/2023
- Etichetta:
- Pelagic Records
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Da creatura espressione quasi esclusiva del suo leader fondatore Kjetil Nernes, gli Årabrot sono divenuti da qualche tempo un qualcosa di ‘familiare’, per merito dell’ingresso in formazione della moglie di Nernes, Karin Park. L’affermata artista, nota anche per una valida e camaleontica carriera solista nell’ambito di un pop sofisticato e profondo, si è guadagnata, poco per volta, spazio nel tormentato tessuto sonoro del progetto del marito. Inizialmente – stiamo parlando del primo album sul quale ha dato il proprio apporto, l’eponimo del 2013 – il suo contributo era qualcosa di sfumato, un corollario. Col trascorrere degli album, si è notato che i suoi synth, la sua voce, soprattutto la sua sensibilità per sonorità più aggraziate e lievi, si è fatta invece strada, facendo estendere su Årabrot una sempre più forte impronta cantautorale e rock a trecentossesanta gradi, sconfessando quell’impronta noise-rock che ne aveva fatto le fortune nei primi dischi.
Una trasformazione totalmente compiuta non da oggi, entrata in un nuovo stadio con il precedente, stupendo, “Norwegian Gothic”. E oggi rinnovata, con un connubio di stili e intenti ancora più forte, coeso e potente come questo “Of Darkness And Light”.
L’atmosfera gotica rètro celebrata nel disco precedente è diventata quella prediletta del duo, che vive in una dimensione (a)temporale tutta sua, nella propria chiesa sconsacrata nel mezzo delle campagne svedesi, circondato da organi di ogni tipo – la Park ne è avida e competente collezionista – un modo di stare al mondo che va inevitabilmente a sfociare in una dimensione sonora a sé stante. La componente sacrale, mistica, spirituale (chiamatela come volete) si diffonde roboante, scalciante, all’interno di una tracklist che vede comparire i sintetizzatori come protagonisti di carattere, non utilizzati solo qua e là, ma bene al centro dello sviluppo cromatico del disco. Come sempre più impellente è la necessità di affiancare le due voci, quella più nasale, pericolante e rabbiosa di Nernes, quella più pulita, eterea ma forte e vivace della Park. Essa tende a stare in secondo piano, quel tanto che basta per ammaliare e smussare gli spigoli inevitabilmente presenti nella voce del marito. Ne esce un lavoro dal sapore magico, per nulla intellettualoide, che annette a sé la solita enorme quantità di influenze, senza abbracciarne pienamente nessuna: il taglio Årabrot è inconfondibile dal primo all’ultimo istante, nel formidabile lirismo, nei ritmi incalzanti e febbrili, nei tappeti di sintetizzatori che volteggiano, si stendono, dormono quieti sullo sfondo oppure erompono prepotenti e brillanti.
L’anima Årabrot è multicolore, ha mille personalità e in ogni disco, a maggior ragione negli ultimi, le ambivalenze, gli istrionismi, i passaggi tra ira e carezze, rumore e soavità, sono una costante. Con “Of Darkness And Light” questo cospargere ogni volta le canzoni di un gran ballo di suoni e atmosfere del presente e del passato porta a una compattezza di fondo più pronunciata, il suono si è fatto anche più denso e scoppiettante, dando se possibile anche quella ‘botta’ che può attirare l’ascoltatore meno smaliziato. Un album, quindi, che non si rivolge per forza a chi già conosce le specialità della casa.
Estasi fiabesca, indole punk e carica distruttiva sono il propellente che fa immediatamente brillare di luce propria “Hangman’s House”, traccia tambureggiante e ritmata che va in crescendo tra le volute di tastiera della Park e la spiritata voce di Nernes. “You Cast Long Shadows” prende una piega ‘storta’, si divincola tra ritmi singhiozzanti, applausi ritmati, toni da oscura ballad, zompettando amabilmente tra assurdo e follia: la cosa buffa, è che si tratta di un pezzo che doveva finire in un album di Sebastian Bach (sì, proprio l’ex cantante degli Skid Row) ma è stato rifiutato, nonostante Nernes fosse stato direttamente interpellato per una collaborazione.
Questo clima tra il plumbeo, lo stravagante e il grottesco si trascina in modi differenti per l’intero album, intervallando toni più sommessi e dilatati (“Horrors Of The Past”, “Madness”, “Skeletons Trip The Light Fantastic”) ed altri deflagranti, ricordando la nichilista foga di un tempo (“We Want Blood”, “Fire!”). Oppure si trascende in un’intensa teatralizzazione, probabilmente l’ambito al quale più facilmente si tende ad associare gli Årabrot (“Cathedral Light”, “Love Under Will”).
La manipolazione del suono in un senso poco prevedibile è probabilmente quello che accomuna il progetto dai suoi albori a questa sua attuale rappresentazione, sospesa tra il sogno e pulsioni carnali che, quando emergono, sanno ancora dare notevoli iniezioni di adrenalina. Il disegno sonoro consentito dalla Park, il suo passare dall’elettronica a suoni vintage, l’ammantare l’irruenza chitarristica di trame setose e immaginifiche, ha portato verso una bilanciata ambivalenza Årabrot, trasmutandolo in un progetto ben diverso dagli intenti originari. Per chi ha amato gli ultimi loro lavori, “Of Darkness And Light” sarà una preziosa aggiunta e un altro modo di fantasticare, perdersi in un mondo immaginario che, almeno per questa coppia di artisti, è anche una splendida realtà.