ARAN ANGMAR – Ordo Diabolicum

Pubblicato il 10/03/2025 da
voto
7.5
  • Band: ARAN ANGMAR
  • Durata: 00:42:46
  • Disponibile dal: 21/03/2025
  • Etichetta:
  • Soulseller Records
Streaming non ancora disponibile

Terzo lavoro in pochi anni per gli internazionali Aran Angmar, il cui black metal melodico ci aveva davvero catturato all’uscita dell’esordio “Black Cosmic Elements”, il cui seguito “Atavism & Dying Stars” non è purtroppo riuscito nella stessa magia del suo predecessore. Inevitabile quindi che questo crei una forte curiosità nei confronti di una terza uscita, intitolata “Ordo Diabolicum” e caratterizzato da una copertina dipinta, davvero piacevole alla vista e potenziale presagio di ciò che ci attende all’interno delle composizioni.
La parvenza iniziale si presenta tetra e melodica, con pezzi tendenti all’introspettivo e nel contempo rapidi e ferali, palesemente rivolti a chi non disdegna un clima evocativo e cupo, senza però sacrificare la grinta. Stando così le cose, ci sarebbe piaciuto sentire una batteria un po’ più incisiva e impattante, mentre in alcune parti specifiche questa sembra andare leggermente in secondo piano, seppur non in modo evidente o limitante.
Ciò che ci convince totalmente è invece la volontà di arricchire la formula con inserti particolari come i rimandi alla musica ellenica, i fraseggi di chitarra quasi power metal (palesi nella iniziale “Dungeons Of The Damned”) e i vocalizzi di derivazione simil-folk (la successiva “Aeon Ablaze” ne è la massima fruitrice), che rendono la proposta generale tridimensionale e persino trasversale, e non fatichiamo ad azzardare di essere in presenza di uno di quegli album appropriabili tanto da un blackster, quanto da un fan del power o di un certo tipo di death melodico.
La title-track ci riporta alla mente gli Emperor in alcuni frangenti, seppur con una dose minore di tecnica pura, e in altri addirittura gente come i Rotting Christ, i quali rappresentano probabilmente una delle prime fonti di ispirazione per le black metal band con sonorità mediterranee, e il fatto che il fondatore Stavros Bondi provenga anch’egli dalla Grecia avvalora la nostra tesi. Senza contare gli evidenti rimandi stilistici di un pezzo come “Helel Ben-Sahar”, che tuttavia impallidisce al sopraggiungere della successiva “Crown Of The Gods”, che qualcuno potrebbe considerare quasi ‘facilona’ nel suo essere molto orecchiabile, ma che personalmente riteniamo essere uno dei migliori estratti del pacchetto, con un utilizzo melodico incrementato a tal punto da farci quasi rivolgere un pensiero a quanto proposto, ad esempio, dai norvegesi Old Man’s Child, seppur con quella sottile demarcazione melodic/symphonic death degna di un altro caposaldo della scena ellenica, ovvero i Septicflesh.
Neanche a dirlo, “Chariots Of Death” riparte esattamente da dove si è interrotta la precedente, reiterando le stesse soluzioni e rilanciandole in faccia all’ascoltatore, forse con un accenno di ridondanza, data anche da una durata decisamente più massiccia, destinata ad incrementarsi ulteriormente nella lunga “Primordial Fire”, il cui incipit acustico e l’andamento generale non lasciano alcun dubbio: ci troviamo decisamente in Grecia, anche se sarebbe ingiusto dimenticarci dell’apporto del musicista italiano Alessandro Cupici e dell’olandese Jesse Peetoom.
La chiusura con “Vae Victis” è una vera e propria marcia, cadenzata e martellante come uno schieramento di opliti che si prepara a fronteggiare un contingente persiano, la cui inevitabile sconfitta rappresenta per noi anche il sigillo sul miglior album tra tutti quelli proposti dagli Aran Angmar, anche se avremmo sperato in una conclusione più climatica e meno netta, quasi come se mancasse qualcosa alla fine della comunque non breve scaletta, la cui durata sorpassa di slancio i quaranta minuti malgrado le sole otto tracce presenti.
A ben pensarci, quest’ultimo dettaglio rappresenta il difetto effettivo del prodotto, insieme a una leggerissima ridondanza in alcuni frangenti, il che magari avrà un impatto negativo sulla nostra potenziale proiezione tra le maggiori avanguardie del filone trattato, ma questo decisamente non basta a non farci consigliare senza ripensamenti questa terza opera di questo combo multiculturale, che ha finalmente trovato la propria quadra, ed è su queste fondamenta che dovrà investire in futuro, di modo da poter ambire all’eccellenza.

TRACKLIST

  1. Dungeons And Damned
  2. Aeon Ablaze
  3. Ordo Diabolicum
  4. Helel Ben-Sahar
  5. Crown Of The Gods
  6. Chariots Of Death
  7. Primordial Fire
  8. Vae Victis
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